Franzosini sviluppa uno spunto di
Balzac, che in due pagine delle Illusions
perdues, parla di Biren, segretario del Barone di Görtz (1668-1719) alla
corte del re di Svezia, Carlo XII. Come spiega Balzac, Biren, affetto da un disturbo
compulsivo consistente nel mangiare la carta, divenuto segretario di Görtz, mangiò
il trattato della Svezia con la Russia, relativo alla Finlandia. Condannato a morte e imprigionato, fuggì con l’aiuto del Barone, si
rifugiò in Curlandia (territorio compreso oggi nella Lettonia occidentale),
rendendosi colpevole di un analogo delitto, che Balzac esamina in base alla forza
irrefrenabile del vizio sull’animo umano:
“Si vous croyiez que ce joli homme,
condamné à mort pour avoir mangé le traité relatif à la Finlande, se corrige de
son goût dépravé, vous ne connaîtriez pas l’empire du vice sur l’homme; la
peine de mort ne l’arrête pas quand il s’agit d’une jouissance qu’il s’est
créée! D’où vient cette puissance du vice? est-ce une force qui lui soit
propre, ou vient-elle de la faiblesse humaine? [1]”
Salvato, per la sua avvenenza, dalla
sovrana di Curlandia, Biren fece carriera e finì col diventare reggente alla morte dell'imperatrice Caterina e poi consigliere di Anna di
Russia.
Questa vicenda viene ampliata da
Franzosini con riferimenti tanto all’epoca storica dei fatti narrati, quanto a
un ipotetico attraversamento dello spazio-tempo per discutere con Balzac, che
però, nel dialogo con l’autore che dice io nel volume di Sellerio, non spiega perché dedicò poco spazio a Biren. È con le parole dello scrittore francese che si
conclude il volumetto di Franzosini: Biren fu “a suo modo un cercatore d’infinito”
(p. 130).
Dell’autore ci eravamo occupati al
tempo della pubblicazione di Bela Lugosi,
biografia di una vita insolita. In questo secondo caso, il meta-riferimento a Balzac e
all’epoca di Carlo XII si accompagna alla ricostruzione indiziaria, sostenuta da una vena archeologica e al contempo ironica.
[Roberto Bertoni]