07/04/19

Tzvetan Todorov, L’IDENTITÀ EUROPEA


["Growing awareness and cohesion?" (Paris 2016). Foto Rb]


Tzvetan Todorov, L'identità europea. Prima edizione in francese, 2009. Trad. italiana di E. Lana. Milano, Garzanti, 2019

Pur notando che certi valori di democrazia e cultura della tolleranza sono comuni ai paesi europei, occorre al contempo rendersi conto che ad essi nella storia si affiancano i loro opposti, tra i quali i fascismi e l’intolleranza, per cui Todorov punta sulla pluralità come elemento definitorio dell’identità europea:

“La mia ipotesi sarà questa: l’unità della cultura europea consiste nella sua maniera di gestire le diverse identità che la costituiscono a livello regionale, nazionale, religioso e culturale, accordando loro uno statuto nuovo e traendo profitto da questa stessa pluralità. L’identità spirituale dell’Europa non porta ad annullare le culture specifiche e le memorie locali. Non consiste in un elenco di nomi propri o in un repertorio di idee generali, ma nell’adozione di un medesimo atteggiamento di fronte alla diversità” (p. 26).

Todorov fa discendere “la visione positiva del pluralismo” dall’illuminismo, soprattutto dal pensiero di Montesquieu e Hume (p. 41).

Più di recente, a tale ideologia si aggrega il cosmopolitismo, in quanto “via seguita dall’Unione Europea” secondo Ulrich Beck (p. 52).

Uno dei problemi è che, pur esistendo “un’identità culturale europea, originale e degna di rispetto” (p. 58), essa non è sufficiente per promuovere una maggiore unità politica, il che è poco proficuo, dato che in molti campi una maggiore coesione europea porterebbe a risultati positivi, campi quali l’ecologia, la ricerca scientifica, l’immigrazione, la regolamentazione delle multinazionali, la sicurezza e altro. Attualmente, “in tutti questi ambiti, come in molti altri, il potere decisionale resta nelle mani dei governi nazionali” (p. 61).

Ciò che Todorov auspicava, pur sapendo trattarsi di un obiettivo forse utopico, era che le frontiere potessero diventare “ponti, punti di contatto, interfaccia che permettono mediazioni e connessioni” (p. 80), sulla base di una “politica efficace” che concili idealismo e realismo (p. 87) e affermi valori di “civiltà” (p. 89).


[Roberto Bertoni]