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15/09/16

ERMANNO REA



[Empty chair (Tinakilly 2015). Foto Rb]


Con Rea scompare uno degli autori fondamentali, a nostro parere, del panorama letterario degli ultimi decenni, dato che, pur se nato nel 1927, i suoi principali libri di narrativa sono stati pubblicati tra gli anni Novanta e questo scorcio di ventunesimo secolo.

Tutti testi decisivi, caratterizzati non solo da impegno sociale e politico, ma da un linguaggio chiaro e allo stesso tempo connotativo e preciso, che varia dai registri tecnici della Dismissione a quelli colloquiali di Napoli ferrovia.

Se è a Napoli che si svolgono vari suoi romanzi, e se questa città indubbiamente rappresenta un protagonista, è su tematiche nazionali e universali che si articola il locale; ed è sul vissuto trasceso a esemplarità generale che si basa l’uso della prima persona.

Così in Mistero napoletano e La comunista, il cui fulcro non è solo un quadro umano, un ritratto in parte autobiografico, ma soprattutto il problema della libertà personale rispetto alla tematica del partito, e sullo stalinismo. La dismissione rappresenta un’indagine sul deterioramento di Bagnoli dopo lo smantellamento dell’Ilva, ma anche una diagnosi del passaggio epocale tra la forza della classe operaia alla sua frammentazione. Napoli ferrovia interroga, assieme alla città contemporanea, l’altro ideologico, il nazista sottoproletario con cui il narratore in prima persona intavola conversazioni non inani.

Una narrativa che riesce ad avvincere mentre punta su questioni significative, affrontando al contempo la profondità umana, senza sfuggire nel banale e nel commerciale. O, come si legge nel Sorriso di Don Giovanni: “sarebbero stati i romanzi a salvare il mondo dalla dissoluzione”; i romanzieri perché “sussurrano invece di parlare?”


[Roberto Bertoni]

11/01/13

FRANCO PISANO




[Portrait. Foto Rb]


Secondo Gramsci, l’intellettuale organico di sinistra emerge dalle file della militanza nel corso della battaglia politica, assume una funzione cosciente e si lega a un progetto politico destinato a portare in avanti il proletariato nel percorso di emancipazione dalle ideologie e dalle strutture sociali e politiche dominanti.

Franco Pisano, scomparso l’8 gennaio, è stato coerentemente tutta la vita questo tipo di intellettuale, che ha lasciato non tanto pubblicazioni quanto un lavoro capillare di tessitura di rapporti tra formazioni politiche e individui, di partecipazione nel sindacato e, anche sul piano strettamente professionale, di iniziative e azioni per la difesa della sicurezza sul lavoro e dell'ambiente. 

Quanto alle formazioni politiche, la sua militanza si è svolta nella Lega dei Comunisti, prima, poi in Democrazia Proletaria, Rifondazione Comunista, infine in ulteriori possibilità di aggregazione del marxismo italiano.

La coesione tra teoria e prassi è stato uno dei suoi tratti intellettuali essenziali. La lettura dei testi marxisti legata alla destabilizzazione delle strutture di potere, anche interne alla sinistra, di volta in volta sclerotizzatesi o tese a compromessi deteriori, ha costituito un ulteriore elemento caratterizzante della sua posizione.

Si è trovato quindi, tutta la vita, in minoranza, senza mai abbandonare un’energia che lo portava a ricostruire e ricostituire, con l’obiettivo di intraprendere strade non avventuriste e non spontaneiste che fossero in grado di far avanzare la causa del marxismo.

Dalla coscienza dell'imborghesimento della società sovietica e dall’adesione non acritica al maoismo e al castrismo negli anni Sessanta e Settanta fino alle critiche che lo hanno condotto a una revisione del marxismo di sinistra degli anni Ottanta e Novanta, la sua elaborazione intellettuale è proseguita con accanimento e con una disillusione che non gli hanno impedito di continuare a sperimentare per il futuro.

Nell’ambito della città in cui ha vissuto, La Spezia, lascia senz’altro un ricordo forte.


[Roberto Bertoni]