["That city including occasional old-fashioned buildings..." (Spezia 2018). Foto Rb]
Riccardo
Bacchelli, La Città degli Amanti. I ed. 1960. Milano, Oscar Mondadori, 1966
Questo romanzo semiutopistico si
presenta dichiaratamente come “una favola” e s’iscrive “nell’atlante dei sogni
e degli errori” (p. 7), con una dedica piuttosto centrata a Swift, Bernardin de
Siant-Pierre e Bartoli.
Del primo ritroviamo nel testo la
satira dei costumi, del secondo forse l’innamoramento più che la descrizione
della natura, e del terzo il gusto per i popoli altri.
Viene inoltre citata in epigrafe
un’affermazione di Baudelaire: “Dirò che è un libro di mera arte, di
scimmiottatura, giullaresco; e mentirò come un cavadenti” (p. 9).
C’è in effetti un elemento
giullaresco, nella scelta fantasiosa dei nomi dei personaggi: Eustachius
Vandenpeereboom, pittore e amante non ricambiato di una donna conosciuta in
guerra in Francia; Titus Tubalcain Pankoucke, milionario che fonda,
finanziandola, la città degli amanti negli USA, innamorato di Dorotea, la sua
segretaria, che riuscirà a condurre a nozze solo alla fine del romanzo; Enrico
De Nada, napoletano coinvolto dapprima in un matrimonio sfortunato e poi, nella
fuga da Caporetto, innamoratosi della nobile e moralmente retta Cecchina
Gritti, che accetta di vivere con lui pur non maritandosi per la sincerità dei
sentimenti che prevale sulle convenzioni sociali.
La storia di De Nada e Cecchina
occupa la parte centrale e quella finale del libro. In quella centrale, il registro
“giullaresco” cede il passo alla narrazione storica, col disastro di Caporetto
descritto realisticamente nei particolari di truppe sbandate, trincee
abbandonate, ritirata verso il Piave, combattimenti contro gli Austriaci
lanciati all’inseguimento. Si asseconda in questa parte anche il romanzo
sentimentale, raccontato con delicatezza di affetti e semplicità.
La satira prevale nelle pagine
sulla Città degli Amanti propriamente detta, fondata per dare ai vari tipi di
amanti, siano essi delusi, soddisfatti, solitari, sodali o altro, dei luoghi di
soggiorno e di individuazione delle tematiche che più a ciascuno si
confacciano. La città, gestita dal manager Gervasio Pisciavino, si trasforma
col tempo in un campo turistico con qualche nota anche di decadenza etica (contrastata
dal convento confinante di frati predicatori), finché decade.
[Roberto Bertoni]