1901.
In H.G. Wells, Six Novels, a cura di M.A. Cramer, San Diego, Canterbury
Classics, 2012 (Edizione Kindle)
Lo scienziato Cavor scopre un materiale
antigravitazionale, una “substance opaque to gravitation out of a complicated
alloy of metals” (p. 370), che denomina cavorite e con la quale allestisce una
sfera che possa viaggiare fino alla Luna, coadiuvato da un uomo d’affari
fallito, Bedford, il narratore in prima persona di questa storia, il quale,
nell’impresa che per Cavor è puramente scientifica, vede invece possibilità
commerciali. Raggiunta la Luna, i due astronauti scoprono che è gelida di
notte, con neve e ghiaccio, ma in rigoglio di vita vegetale il giorno, quando
la temperatura si eleva. Vengono individuati dai Seleniti, una popolazione di
individui in stazione eretta, ma simili a formiche:
“The Selenites I saw resembled man in maintaining the erect attitude, and in having four limbs, and I have compared the general appearance of their heads and the jointing of their limbs to that of insects. I have mentioned, too, the peculiar consequence of the smaller gravitation of the moon on their fragile slightness. [… Cavor] does not mention the ant, but throughout his allusions the ant is continually being brought before my mind” (p. 472).
Le impostazioni mentali di Bedford e Cavor sono
completamene diverse l’una dall’altra. Catturati dai Seleniti, il primo ne uccide
alcuni, tentando la fuga; mentre il secondo, pur seguendolo, vorrebbe semmai
conoscerli meglio. Persa la strada verso la sfera, Cavor resta immobilizzato da
una ferita; frattanto Bedford, impossibilitato ad aiutarlo, riesce ad azionare
il veicolo e a tornare sulla Terra. La sfera viene poi persa dopo l’ammaraggio
per l’azione di un bambino che vi si introduce, la aziona inavvertitamente e
scompare nello spazio, mentre Cavor conserva i lingotti d’oro che aveva trovato
sulla Luna ed entro poco tempo acquisisce fama pubblicando le sue memorie.
Infine, un radioamatore terrestre riceve messaggi dalla
Luna da Cavor, che è stato accolto dai Seleniti. Il radioamatore si mette in
contatto con Bedford e con lui ascolta i messaggi, nei quali i Seleniti si
rivelano un popolo molto evoluto, che occupa l’interno del satellite,
ristrutturato da opere poderose di ingegneria e con un clima temperato, invece
della superficie inospitale della Luna. I Seleniti collaborano tra di loro e
hanno unificato la lingua dell’intero satellite; possiedono tecnologie avanzate
e sono divisi in gruppi di lavoro, con variazioni anche fisiche a seconda delle
funzioni sociali.
Quando Cavor sta per inviare alla Terra la ricetta della
cavorite, le comunicazioni si interrompono: presumibilmente per azione dei Seleniti
che, resisi conto della pericolosità dei terrestri, ostacolano in questo modo possibili
future imprese di conquista della Luna. Il romanzo si conclude qui; non
sappiamo quale sia la sorte di Cavor.
Il libro si può leggere come denuncia dell’aggressione
coloniale, rappresentata dalle mire di Bedford nei confronti delle risorse
minerarie della Luna (soprattutto l’oro) e dalla mancanza di rispetto
culturale, finanche di interesse curioso, per i Seleniti; apprezzamento del
diverso e interesse genuino a comunicare con una cultura altra da quella
terrestre: valori, questi, incorporati nella figura di Cavor; l’idea utopica di
una civiltà i cui rappresentanti collaborano tra di loro, ciò in
contrapposizione alle divisioni e rivalità terrestri.
Come
rileva Robert Crossley, Wells si ispirò a Swift per il contatto con esseri
immaginari: “Cavor’s open-mouthed tour of the inner sanctum of Selenite society
has the comic horror of Gulliver’s third voyage, particularly Swift’s account
of scientific experimentation” [1].
Dalla Terra
alla Luna e Viaggio attorno
alla Luna di Verne si potranno invocare per l’ambito tecnologico e le parti
che cercano di conferire una patina di scienza credibile al racconto. Wells
tuttavia, modifica la propulsione a proiettile razzo verniana e la forma
cilindrica del veicolo spaziale.
Il film del 1902 di
Méliès, Voyage dans la Lune, si ispira in parte maggiore a Verne, ma gli esseri che abitano nella Luna sono presumibilmente dovuti a Wells [2].
Un film del 1918, per la
regia di B. Gordon, fu invece tratto integralmente dal romanzo di Wells. Non
siamo stati in grado, però, di visualizzarlo: scomparso e restaurato in parte,
non pare facilmente reperibile.
Tra le altre versioni
cinematografiche si segnalano quella del 1964, diretta da Nathan Juran (trama qui); e
quella del 2010, più fedele al testo originario, a cura di BBC 4 per la regia
di Mark Gatiss.
[Roberto Bertoni]
[1] R. Crossley, H.G. Wells, University of
Massachusetts (Boston, USA), Borgo Press / Wildside Press, 1986, p. 55.