13/05/19

H.G. Wells, THE FIRST MEN IN THE MOON

1901. In H.G. Wells, Six Novels, a cura di M.A. Cramer, San Diego, Canterbury Classics, 2012 (Edizione Kindle)

Lo scienziato Cavor scopre un materiale antigravitazionale, una “substance opaque to gravitation out of a complicated alloy of metals” (p. 370), che denomina cavorite e con la quale allestisce una sfera che possa viaggiare fino alla Luna, coadiuvato da un uomo d’affari fallito, Bedford, il narratore in prima persona di questa storia, il quale, nell’impresa che per Cavor è puramente scientifica, vede invece possibilità commerciali. Raggiunta la Luna, i due astronauti scoprono che è gelida di notte, con neve e ghiaccio, ma in rigoglio di vita vegetale il giorno, quando la temperatura si eleva. Vengono individuati dai Seleniti, una popolazione di individui in stazione eretta, ma simili a formiche:

“The Selenites I saw resembled man in maintaining the erect attitude, and in having four limbs, and I have compared the general appearance of their heads and the jointing of their limbs to that of insects. I have mentioned, too, the peculiar consequence of the smaller gravitation of the moon on their fragile slightness. [… Cavor] does not mention the ant, but throughout his allusions the ant is continually being brought before my mind” (p. 472).

Le impostazioni mentali di Bedford e Cavor sono completamene diverse l’una dall’altra. Catturati dai Seleniti, il primo ne uccide alcuni, tentando la fuga; mentre il secondo, pur seguendolo, vorrebbe semmai conoscerli meglio. Persa la strada verso la sfera, Cavor resta immobilizzato da una ferita; frattanto Bedford, impossibilitato ad aiutarlo, riesce ad azionare il veicolo e a tornare sulla Terra. La sfera viene poi persa dopo l’ammaraggio per l’azione di un bambino che vi si introduce, la aziona inavvertitamente e scompare nello spazio, mentre Cavor conserva i lingotti d’oro che aveva trovato sulla Luna ed entro poco tempo acquisisce fama pubblicando le sue memorie.

Infine, un radioamatore terrestre riceve messaggi dalla Luna da Cavor, che è stato accolto dai Seleniti. Il radioamatore si mette in contatto con Bedford e con lui ascolta i messaggi, nei quali i Seleniti si rivelano un popolo molto evoluto, che occupa l’interno del satellite, ristrutturato da opere poderose di ingegneria e con un clima temperato, invece della superficie inospitale della Luna. I Seleniti collaborano tra di loro e hanno unificato la lingua dell’intero satellite; possiedono tecnologie avanzate e sono divisi in gruppi di lavoro, con variazioni anche fisiche a seconda delle funzioni sociali. 

Quando Cavor sta per inviare alla Terra la ricetta della cavorite, le comunicazioni si interrompono: presumibilmente per azione dei Seleniti che, resisi conto della pericolosità dei terrestri, ostacolano in questo modo possibili future imprese di conquista della Luna. Il romanzo si conclude qui; non sappiamo quale sia la sorte di Cavor.

Il libro si può leggere come denuncia dell’aggressione coloniale, rappresentata dalle mire di Bedford nei confronti delle risorse minerarie della Luna (soprattutto l’oro) e dalla mancanza di rispetto culturale, finanche di interesse curioso, per i Seleniti; apprezzamento del diverso e interesse genuino a comunicare con una cultura altra da quella terrestre: valori, questi, incorporati nella figura di Cavor; l’idea utopica di una civiltà i cui rappresentanti collaborano tra di loro, ciò in contrapposizione alle divisioni e rivalità terrestri.

Come rileva Robert Crossley, Wells si ispirò a Swift per il contatto con esseri immaginari: “Cavor’s open-mouthed tour of the inner sanctum of Selenite society has the comic horror of Gulliver’s third voyage, particularly Swift’s account of scientific experimentation” [1].

Dalla Terra alla Luna e Viaggio attorno alla Luna di Verne si potranno invocare per l’ambito tecnologico e le parti che cercano di conferire una patina di scienza credibile al racconto. Wells tuttavia, modifica la propulsione a proiettile razzo verniana e la forma cilindrica del veicolo spaziale.

Il film del 1902 di Méliès, Voyage dans la Lune, si ispira in parte maggiore a Verne, ma gli esseri che abitano nella Luna sono presumibilmente dovuti a Wells [2].

Un film del 1918, per la regia di B. Gordon, fu invece tratto integralmente dal romanzo di Wells. Non siamo stati in grado, però, di visualizzarlo: scomparso e restaurato in parte, non pare facilmente reperibile.

Tra le altre versioni cinematografiche si segnalano quella del 1964, diretta da Nathan Juran (trama qui); e quella del 2010, più fedele al testo originario, a cura di BBC 4 per la regia di Mark Gatiss.

[Roberto Bertoni]



[1] R. Crossley, H.G. Wells, University of Massachusetts (Boston, USA), Borgo Press / Wildside Press, 1986, p. 55.
[2] Cfr. l’articolo di Wikipedia. Il film è disponibile su You Tube.