Prima edizione in
lingua francese: 1979. Edizione italiana: Modena, Panini, 2012
Non ci si aspetta
da Moebius (pseudonimo di Jean Giraud) una narrazione piana e tradizionale. Il
suo modo di raccontare, per immagini oniriche associate in modo intuitivo e
metatesti che interferiscono con la storia-base, assume toni surreali e
predilige la divagazione. Resta un filo cronologico, anche in questo fumetto,
che consiste nell’associazione tra l’idea di “livello” e quella del “viaggio”.
Se dovessimo
riassumere la storia qui esposta, potremmo dire che il protagonista, il Maggiore
Grubert, passa da un livello all’altro di un mondo diverso da quello dei
lettori, scontrandosi con un nemico che dal primo livello, cui il Maggiore
infine perviene, cerca di disfarsi di lui che, all’ultimo momento, inserendo
una chiave in una serratura, entra nel mondo in cui risiediamo noi, che chi gli
è ostile non può invadere perché, se lo si facesse “senza la chiave,
provocherebbe un’alterazione definitiva della realtà”.
Disegnato con
notevole buon gusto e senso del colore, tra allusioni a personaggi dei fumetti
classici, tra cui L’uomo mascherato e
Mandrake, ma più ancora sospesa tra
fiabesco, fantascienza e psicoanalisi, l’arte di Moebius delinea un mondo delle
probabilità più che delle certezze, dei desideri inconsci più che delle realizzazioni
realistiche e trasforma la letteratura di massa in riflessione esistenziale.
[Roberto Bertoni]