["The forest was not all that dark that day..." (Wicklow 2017) Foto Rb]
Cao Cixin, The Dark Forest. Originale cinese 黑暗森林, 2008. Traduzione in inglese di J. Martinsen. Londra, Head of Zeus, 2015 (Versione Kindle)
Si tratta del secondo
volume della trilogia Remembrance of
Earth’s Past. Chiara Cigarini aveva recensito su Carte Allineate il primo volume, The Three-Body Problem.
Nel secondo volume,
dopo aver lasciato il pianeta Trisolaris destinato alla distruzione a causa
della presenza di tre soli, la flotta di quella civiltà tecnologicamente
avanzatissima è in rotta verso la Terra, che progetta di colonizzare,
distruggendo se necessario l’intera umanità. Il percorso di avvicinamento dura
secoli per la distanza immensa di anni-luce, il che dà ai terrestri la possibilità
di organizzarsi per contrastare l’assalto alieno. Prevale sulla Terra dapprima
una mentalità di assedio, che spinge a nominare difensori con poteri assoluti e
che svolgono i loro compiti nel più assoluto segreto; ma in un secondo momento,
mentre la civiltà terrestre si evolve e si modernizza, creando città sotterranee
ad alta tecnologia e regole sociali aperte, si impone l’ottimismo. Al risveglio
dopo due secoli, gli ibernati del periodo precedente si ritrovano in questa
nuova atmosfera, che confida in un approccio amichevole dei trisolariani, che
verrà però contraddetto dalla loro repentina distruzione della flotta spaziale
umana. Il salvataggio del pianeta sarà affidato a un ex ibernato che, in cambio
di tecnologia e con la minaccia di distruzione del nostro stesso pianeta pur di
sviare l’invasione, allontana gli alieni [1].
Vedremo come andrà a finire nel terzo volume della serie, intitolato Death’s End.
Il volume 2, come il
precedente, è caratterizzato sia da un interesse profondo per la scienza che, come
sostiene giustamente Darko Suvin [2],
è il marchio della fantascienza di qualità e impegnata; sia da un interesse per
l’ecologia; sia da un'insistenza positiva sulle reazioni della società agli
eventi naturali e collettivi; col che Cao Cixin si inserisce in vari filoni
della fantascienza internazionale.
Sebbene il secondo aspetto sia di forte entità
rappresentativa della condizione umana, basata sulla convinzione, espressa nel
romanzo, che “survival is the primary need of
civilization” (La sopravvivenza è il bisogno primario della
civiltà) e “the greatest obstacle to humanity’s
survival comes from itself” (il maggiore ostacolo alla sopravvivenza dell’umanità
proviene dall’umanità medesima), il terzo aspetto di cui sopra è quello,
ci pare, più allegorico della storia contemporanea. È difficile, infatti, non
vedere riferimenti alle vicende recenti della Cina nelle allusioni a una grande
carestia precedente allo sviluppo; nel cambiamento da una mentalità di assedio
all’ottimismo; nella modificazione dal controllo autoritario a una condizione
di maggiore apertura individuale e democratica, al punto di leggere che “a
totalitarian system is the greatest barrier to human progress” (il totalitarismo
è la barriera maggiore che si frappone al progresso umano).
Il futuro parla una lingua che comprende termini
cinesi e inglesi. La famiglia è abolita. Gli Stati costituiscono un “Superstato”.
Tra le citazioni letterarie si distingue Odissea nello spazio di Arthur Clarke.
[Roberto Bertoni]
[Roberto Bertoni]
[1] Per un riassunto analitico dell’intreccio cfr. https://en.wikipedia.org/wiki/The_Dark_Forest.
[2] D. Suvin, Metamorphosis of Science Fiction, Yale
University Press, 1979.