Anche
gli occhi sono dei padri
dopotutto.
Sopravvissuti
al
bianco e nero dei caffè
al
plenilunio artificiale delle strade
senza
nome
L’emergenza
è il pane scipito
lo
scacco matto
il
sintagma muto
Che
eravamo poeti – ci dicono –
prima
di questa pioggia
eterna;
di questo vento d’oltreoceano.
L’esilio
è nelle ossa.
Nell’esoscheletro
delle parole senza
terra,
nelle mani sfinite
dalle
notti senza guerra.
Dicono
– torneranno
con
gli ombrelli spezzati
gli
occhi nuovi, di brace
– dicono – eppure, si saranno dimenticati
dei
nostri coltelli ottusi, del nostro triste
tempo
di pace.