21/01/18

Marina Pizzi, DAVANZALI DI PIETA', 2008 (STROFE 1-5)


[Leaves at a Mercy Installation (Druid's Glen 2017). Foto Rb]


1.



la lira nella toppa ma non sa aprire

che passeri dal becco senza cibo

o avvisaglie botaniche di cadute

giù dall’albero tutte piuttosto verdi

primule d’ansia una verità d’accetta.

eccetto il padre delle funi

qua si celebra l’ingorgo del declino

verso le barche con buchi a fontana.

poco ne resti il vanto della brama

mano migrante in tasca di vandalo.



2.



le ire delle fionde le altalene in pericolo

il foro nel coma del risucchio

nessun vedente.

alla primula sputerò l’ultimo dente

agli spini della pianta grassa

l’ultima gravissima grazia.

tue le spighe macchiate di sangue.



3.



ho imparato l’acredine del dado tratto

l’olio rancido della fiaccola

nelle tenebre che sono già state.

la pietà del breve è un long drink da piazza

senza stazione. il pedone dell’agorà

mi bacia perché penzoloni ruota

l’ultimo degl’impiccati. i credi acefali

del cardo sono violacei ma non sanno

morire. le maree dell’inguine inarcano

le fosse per la vita. cantica del faro

la faccenda in casa dell’appestato.





4.



le sazietà del palo

sanno uccidere

la stanza perduta nella creta.

tale e quale il noviziato del ciottolo

sa di regalo per il bambino vizzo

bacato dalla ronda della zona intorno.

torni da te la larva della gioia

questa persiana logora di sangue

in braccio alla cometa in naftalina.



5.



le foglie hanno accudito

le gimcane dei morti

le doglie in carne

del canile lager

le donne nude non per erotismo

ma per sisma finalmente un altro

mondo. dorma con te il sillabario

inutile dentro la bara

l’accademia della terra senza padrone

con l’androne carico cuspidi

del deserto amiche.