[Hong Kong 2017 (Foto Rb)]
Simon Cartledge, A System Apart (Hong Kong since 1997). Londra e
Hong Kong, Penguin, 2017
Cartledge
traccia una fisionomia socio-politica di Hong Kong dal 1997, l’anno del passaggio
dall’amministrazione britannica alla Cina, fino a oggi, con qualche previsione anche
del futuro rientro totale nell’ambito cinese nel 2047 dopo il periodo attuale,
definito “one country, two systems”.
Secondo
l’autore, il trasferimento, negli ultimi venti anni, ha modificato i lineamenti
della città. Si è verificata l’immigrazione di circa due milioni di persone
provenienti dalla Cina, il che conferisce tratti più cinesi a livello sociale e
linguistico. Si è assistito alla creazione di meccanismi politici in parte
clientelari a un aumento dei livelli di corruzione, pur se tentativi di
bloccarli si sono susseguiti. Il 2012, politicamente, con i movimenti per la
democratizzazione, è stato anno di svolta importante ed è sfociato in una
maggiore stretta sulla popolazione.
Il tasso
di sviluppo alto degli anni Novanta è diminuito, con un incremento medio del 2%
circa, inferiore a quello di altre situazioni di crescita asiatiche, come la
Corea, la cui economia si dilata di una media del 5% annuale. Hong Kong, che era la zona trainante forse maggiormente decisiva del boom cinese,
si avvia a diventare una tra le aree rilevanti, tra le quali la confinante Shenzhen e, più oltre, Shanghai.
La scarsità
di spazio abitativo, la speculazione edilizia con l’aumento dei prezzi degli
immobili, la difficoltà di molti giovani a trovare impieghi in tutto
corrispondenti ai titoli di studio universitari che conseguono con frequenza, sono tutti motivi di ansia per la popolazione.
L’identità
è un altro tema rilevante: in che misura gli abitanti di Hong Kong sono specificamente
tali? Fino a che punto la città può ancora considerarsi un universo con
identità a sé stante?
[Roberto
Bertoni]