Londra, Hamish Hamilton Penguin, 2017
I protagonisti di
questo romanzo, Nadia e Saeed, vivono in una città non identificata da un nome,
che contiene però particolari tali da farla coincidere con le zone di guerra di
Medio Oriente, Irak, Afghanistan, e altri paesi dell’area.
La storia d’amore
dei due giovani si svolge, nella prima parte del libro, tra massacri efferati,
lotte di fazioni, conflitti tra fondamentalismo e altre ideologie, divisioni,
povertà. La soluzione espressiva di Hamid è rendere questo panorama tragico con
leggerezza, semplicità, concisione di dettagli cronachistici, suscitando dunque
pietà e altri sentimenti nel lettore senza spettacolarizzare la violenza e
banalizzare l’ideologia.
La storia è
inoltre narrata a un duplice livello: da un lato il realismo nella descrizione
di ambienti e personaggi; dall’altro un tono di fiaba che, ci pare, accresce paradossalmente
la credibilità del racconto in quanto umanizza i protagonisti, mettendo in
rilievo le loro vicissitudini e le loro interazioni vissute dall’interno della loro
natura appunto di personaggi invece che visti dall’esterno secondo luoghi
comuni giornalistici pur lodevoli ideologicamente ma non corrispondenti in
tutto alla verità di vita di chi ha compiuto il passo dell’emigrazione. Stranamente,
forse, il fiabesco, in questa storia, conferisce maggiore spessore reale.
Nella tragedia
di guerra civile e lutti, Nadia e Saeed riescono a emigrare in vari paesi
occidentali. L’allegoria dei passaggi è quella di porte da cui passare da un paese
all’altro. Interessante il contatto con l’Occidente e l’adattamento.
Non viene dato
un vissero felici e contenti, in quanto dopo anni si separano e si rincontrano
in età avanzata e ormai indipendenti l’una dall’altro.
È un libro a
varie chiavi, tra cui l’umano, le migrazioni, le guerre, la giovinezza, la
solidarietà, l’integrazione sociale o meno [1].
[Roberto
Bertoni]
[1] A selection of statement from
interviews is available at http://www.mohsinhamid.com/interviews.html