1972. Vol. IV, Libro I: El libro de la infamia; Libro 2: Ki, la historia de una planta. Città del Messico, Ediciones Era, 1985
Il volume intreccia vari
elementi: la presenza delle tradizioni degli indios Otomí e Maya nel Messico
degli anni Settanta; l’uso delle agavi maguey ed henequen; la criminalità mafiosa
e l’oppressione politica.
L’inchiesta di Benítez
tra gli otomí si svolse nella regione circostante Città del Messico. Ha
risvolti geografici con uno sfondo mitico determinato dalla importanza dei
vulcani e delle acque sotterranee, ma al contempo rivela il deterioramento
ambientale, già da allora, dovuto al sistema fognario carente, e la
sopravvivenza stentata e di povertà degli indios, dando conto anche delle loro
ribellioni, dei movimenti da essi organizzati e della repressione dei potentati
locali con uccisioni impunite. La cultura otomí viene espressa da testimonianze
e interviste che mettono in luce tanto la cultura materiale, soprattutto l’utilizzo
del maguey per ricavarne la bevanda alcolica denominata pulque, e il mondo
simbolico che attinge al patrimonio originario del Messico e alla tradizione cristiana.
L’inchiesta tra i Maya si
svolge nello Yucatan e ha un aspetto cronachistico di individuazione della
decadenza di questo popolo sottomesso nei tempi antichi, poi dagli spagnoli,
infine dai proprietari terrieri; e un aspetto storico che ripercorre il periodo
aureo della coltivazione del pelequen per trarne cordami e altri prodotti
derivati da fibre vegetali, poi soppiantati dalle fibre sintetiche.
Uno stile ora fattuale,
ora emotivo percorre questi resoconti vissuti col sentimento di un tempo
perduto come pure di un patrimonio culturale che modificandosi si riassesta
nella compagine della modernità messicana.
[Roberto Bertoni]