[Asia Market (Dublin 2016). Foto Rb]
Dai Sijie, Night Peacock. Cina e Francia, 2016. Con Leon
Lai, Liu Ye, Liu Yifaei, Yu Shaoqun
La protagonista, Elsa, è una musicista che vive prevalentemente a Parigi e
si reca spesso nella natia Cina. Durante un soggiorno a Chengdu conosce un
allevatore di bachi da seta, Ma Rong, che suona il flauto tradizionale che lei
è desiderosa di apprendere. Ne nasce una storia d’amore ed Elsa infine decide
di non abortire in Francia il figlio di Ma Rong, che nel frattempo è perito per
salvare da un suicidio sul palcoscenico Lin, suo figlio malato di mente, anch’egli
innamorato della protagonista: il padre inghiotte al suo posto una fiala di
veleno. Elsa ha nel frattempo intavolato una storia platonica con Ma Janming,
il fratello minore di Ma Rong, esperto di tatuaggi e domiciliato in Francia.
Col pretesto di assicurargli il permesso di soggiorno, Elsa lo sposa, ma i due
sono evidentemente innamorati l’uno dell’altra. Il lieto fine si dispone sull’amarezza
per il decesso di Ma Rong e la dissoluzione mentale dei Lin.
La pellicola ha un andamento piuttosto frammentario, volutamente tale, che
fa parte dell’estetica un che sperimentale adottata da Sijie in questa
occasione.
Il rapporto interculturale tra Francia e Cina, che avevamo già trovato in Balzac et la petite tailleuse chinoise,
si concretizza qui non più nel riferimento al testo dei classici europei, ma
alla concretezza del mondo globalizzato che consente trasferimenti ed
esperienze lavorative tra paesi così distanti geograficamente.
La Cina di Ma Rong è una terra di tradizione più che di modernità. I bachi
sono allevato con metodi moderni, ma leniti delle melodie antiche del flauto. I
paesaggi sono rurali.
Bello visivamente, un che meno profondo di come si presenta nella patina di
citazioni filosofiche, silenzi significativi, è tuttavia un film d’autore di
buona qualità e ben recitato.
[Roberto Bertoni]