47.
Col brusco addendo di
perdere la vita
A salice stramazzi e
chiedi venia
Alla pietà di
sorpassare l’angolo
Parte millesima
dolore di patema
Senza lanterna
materna. E sgola
L’occaso di ucciderti
a fulmine ridendo
Come convento di
sassaiola ennesima.
Salvo il saluto non
paga per niente
Questa manciata a
fuoco filo spinato
Quando prodezza era
la bellezza
Della nicchia silvana
dentro il bosco.
48.
Geniale occaso
starsene sbadata
Frutto di nenie
orfane
Faro al trastullo di
non volere
Scampoli le polveri.
49.
Vado a morire in ogni
mattonella
Visibilio docile
senza vanagloria.
50.
Ilarità d’infanzia
odorare i fiori
La catastrofe si
allenta
In uno scenario di
versi
Che ti fanno migrare
Grazia di enigma
estirpo del pianto.
Il circo lento delle
fauci del giogo
Promette comandamenti
d’arte
Intingoli per poeti
stracolmi di fame.
Mitica l’alba ricorda
che muori
Fantino ingrassato
atto a sfondare
Il misero cavallo che
ti tiene
Peso d’addio comunque
scappare
Parente della rondine
tonfare.
51.
Già s’inarca la foce
del panico
Simile al fuoco
trastullo del mondo
Panico, crisi del
verbo stare
Sotto la sillaba
razzista del senza frase.
Semplice aiuto ti
chiedo oh mio barcollo
La birra al bar del
sotto casa incendia
La croce vizza del
ritorno. Nulla s’avanza
Con la barella accanto:
Occorre correre
resina fortissima
Nel lascito del verbo
che non serve.
Viale del tramonto
ormai la scia
La vedetta del
riverbero non dà vita
Né copia almeno di
una gioia pia.
Convesso-concavo
malanno ardire il dire
Così sonoro da
sfondare i timpani
O le verità pagane
dell’Arte fatua
Bella Tata da sfondar
l’inferno.
Nel ripostiglio dove
tutto avvenne
Fu bombardato il faro
del superstite.
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