15/10/16

Han Kang, LA VEGETARIANA



[Shadow of a broken plant (Wicklow 2016). Foto Rb]


Han Kang, La vegetariana. Prima ed. coreana 채식주의자, 2007. Traduzione di M.Z. Ciccimarra. Milano, Adephi, 2016

Questo romanzo è, per evidenza del testo, ma anche per esplicita dichiarazione dell’autrice, una denuncia della brutalità e della sopraffazione [1]. Come più esplicitamente in un’altra storia della stessa narratrice, Human Acts nella traduzione inglese di D. Smith (2016), il trauma della rivolta del Movimento per la Democratizzazione della Corea del Sud di Kwanju, del 1980, repressa nel sangue, ha fin dall’infanzia svolto una funzione profonda e motivato varie opere di Kang [2], rendendola sensibile alle tematiche della violenza.

La vegetariana è stato rielaborato da un racconto scritto in precedenza da Kang, negli anni Novanta, e in parte, per dichiarazione dell’autrice, è nato dalla riflessione su un verso del poeta coreano Yi Sang: “Ritengo che gli esseri umani dovrebbero essere piante”.

La protagonista, Yeong Hye, smette di mangiare carne, il che presto si rivela una ribellione piuttosto inaccettabile alla “normalità” da parte del padre e di altre figure sia all’interno della famiglia che all’esterno. Accompagna questo atteggiamento una serie di altri comportamenti insoliti per questa donna fino a quel momento piuttosto disposta a un conformismo di circostanza. Nella seconda parte il cognato, un artista di installazioni mass mediali, la usa per soddisfare sue fantasie erotiche. Nella terza parte si comprende che la problematica di Hyeong Hye è più complessa delle apparenze: si tratta di una forma di schizofrenia anoressica e corrisponde, al rifiuto degli alimenti, una tendenza a trasformarsi in una pianta. La nutrizione forzata non dà risultati. Dopo il logico disfarsi della sua famiglia in seguito al comportamento del marito, la sorella la accudisce e nelle ultime pagine si trova dalla sua parte empaticamente, comprendendola. Il romanzo si conclude senza la morte o la cura della protagonista su una scena di natura.

Si tratta di un libro che punta sull’umanità e sul pacifismo, in tal senso la metamorfosi vegetale è un’allegoria antiviolenta. È un’indagine sul disagio sociale, sulla miscela di libertà e violenza caratteristica del mondo urbanizzato e sviluppato, sulla differenza dell’alienazione mentale dal comportamento comune. Accanto a questi temi universali, l’ambientazione coreana rende più specifica la scelta vegetariana e la nevrosi sociale [3].

Allo sesso tempo, tuttavia, si tratta di una storia globalizzata e, nonostante gli indubbi valori di letterarietà che hanno portato Kang all’attribuzione del premio “Man Booker International”, è una narrativa in parte commercializzata, in cui l’elemento morboso e, nella seconda parte, lo sconfinamento dell’erotico nel pornografico sembrano a volte avere la meglio.



NOTE

[3] Si veda l'intervista in italiano con l'autrice sul sito di Fahrenheit 27-10-2016.


[Roberto Bertoni]