21/08/16

Luciano Violante, POLITICA E MENZOGNA


Torino, Einaudi, 2014


Da un lato, Violante riconosce i dati di fatto: “la menzogna è stata un potente motore della storia dell’umanità” (p. 3); dall’altro propone di agire in modo eticamente valido: “come la presenza del male non può farci desistere dall’operare correttamente, così l’invasiva presenza della menzogna non deve distoglierci dall’impegno per esigere lealtà nelle relazioni politiche” (p. 4).

L’esemplificazione della menzogna politica, nelle sue manifestazioni storiche e nelle varietà con cui si presenta, comprendono, tra l’altro, il documento falso Constitutum Constantini su cui si fondò il potere temporale del papato e spaziano dalla menzogna di Roosevelt quando nel 1940 annunciò agli americani che non sarebbero entrati in guerre lontane a quella di Bush sulle supposte armi irachene che giustificarono l’invasione. Citate anche le menzogne sulla supposta inesistenza della Shoah e del genocidio degli armeni; come pure gli scandali spionistici come Watergate.

La menzogna in politica è legata spesso alla demagogia, proprio perché quest’ultima si serve di un “discorso emozionale” (p. 53), che “visse in Italia la propria età dell’oro durante il regime fascista” (p. 59).

In generale, se è utile la differenza tra “menzogna come sistema” e “menzogna occasionale”, istaurata da Hannah Arendt (p. 125), alla mentalità dello scrivente risulta consona l’idea di Kant che “la verità è un dovere incondizionato di fronte a tutta l’umanità” (p. 9).

Anche se la verità a tutti i costi, in modo donchisciottesco, conduca, come succede a Laurana nello sciasciano A ciascuno il suo, a rimetterci di persona, essendo per di più additato come un cretino”.


[Roberto Bertoni]