17/08/16

Alain Badiou e Marcel Gauchet, QUE FAIRE?


Sottotitolo: Dialogue sur le communisme, le capitalisme et l’avenir de la démocratie. A cura di Martin Duru e Martin Legros. Parigi, Philos, 2014


Il volume consiste di un’intervista a Badiou e Gauchet, il secondo teso verso modelli di democrazia più aperti e orientato sulla questione della crescita; il primo rivolto verso un modello di comunismo rinnovato.

Secondo Badiou, “l’esperienza storica del comunismo […] non porta argomenti decisivi a sfavore dell’Idea di per sé” (p. 60). Occorre “tornare al comunismo della prima ora”, cioè ottocentesco, adattandolo alla contemporaneità.

Badiou radica la validità di questa concezione nella constatazione che lo sfruttamento è avanzato a livelli di ineguaglianza molto elevati, se “il dieci per cento della popolazione mondiale detiene il quarantasei per cento delle risorse”; e si domanda: “un mondo siffatto è tollerabile?” (p. 62).

Badiou non propone certamente un ritorno al totalitarismo, ritenendolo anzi, con un ottimismo forse sorprendente, un “hapax storico” del ventesimo secolo (p. 79). Fatto sta che oggi “la democrazia rappresentativa” non è una modalità autentica di democrazia, in quanto è “sottomessa all’autorità del capitale” (p. 78), da cui la necessità di procedere verso una forma di società che superi tale limite assieme a quello dell’individualismo che caratterizza ampiamente i sistemi democratici contemporanei.

Il problema fondamentale appare a Badiou quello della proprietà privata che non si lascerà espropriare con facilità. Occorre trovare forme di “appropriazione collettiva” fondate su metodi autenticamente democratici (p. 127).


[Roberto Bertoni]