Sottotitolo: Dialogue sur le communisme, le capitalisme et l’avenir de la démocratie. A cura di Martin Duru e Martin Legros. Parigi, Philos, 2014
Il volume consiste di un’intervista
a Badiou e Gauchet, il secondo teso verso modelli di democrazia più aperti e
orientato sulla questione della crescita; il primo rivolto verso un modello di
comunismo rinnovato.
Secondo Badiou, “l’esperienza
storica del comunismo […] non porta argomenti decisivi a sfavore dell’Idea di
per sé” (p. 60). Occorre “tornare al comunismo della prima ora”, cioè
ottocentesco, adattandolo alla contemporaneità.
Badiou radica la validità di
questa concezione nella constatazione che lo sfruttamento è avanzato a livelli
di ineguaglianza molto elevati, se “il dieci per cento della popolazione
mondiale detiene il quarantasei per cento delle risorse”; e si domanda: “un
mondo siffatto è tollerabile?” (p. 62).
Badiou non propone certamente un
ritorno al totalitarismo, ritenendolo anzi, con un ottimismo forse
sorprendente, un “hapax storico” del ventesimo secolo (p. 79). Fatto sta che
oggi “la democrazia rappresentativa” non è una modalità autentica di
democrazia, in quanto è “sottomessa all’autorità del capitale” (p. 78), da cui
la necessità di procedere verso una forma di società che superi tale limite
assieme a quello dell’individualismo che caratterizza ampiamente i sistemi
democratici contemporanei.
Il problema fondamentale appare a
Badiou quello della proprietà privata che non si lascerà espropriare con
facilità. Occorre trovare forme di “appropriazione collettiva” fondate su
metodi autenticamente democratici (p. 127).
[Roberto Bertoni]