APPUNTI DAL MIO FUNERALE
Volti.
Ospiti
anonimi
invitati
dove attende un buffet
con
frutta drago, maki al salmone,
albicocche
al forno, olive, anatra
allo
zenzero… I miei alimenti preferiti
serviti
dopo odi africane. Cantilene
tibetane
mettono termine a una sepoltura
virtuale
in cielo. Per rispetto
verso
la governante irlandese, un prete
presenzierà.
Ahimè,
non
sa ancora pronunciare
il
mio nome per intero.
Di
trent’anni più di me, mio marito trova
il
suo posto. In una panca sul retro,
sorriso
triste fisso
trent’anni
di pensieri.
Per
la prima volta, senza pedale
e
trilli, mio fratello pianista
mescola
Liszt con Dylan.
La
mia bara è tonda.
Fengshui perfetto.
Giaccio
come l’Uomo Vitruviano di Leonardo.
Il
suono di dèi selvaggi mi tambureggia il cuore.
Metto
radici dove mi spinge il soffio
del
vento. Da uno stato di gratitudine
a
un’altra provincia.
Gli
occhi non chiusi. Aspetto
che
sbocci il mio ultimo
desiderio,
L’onore della Sua presenza
è richiesto al ricevimento per il
funerale
di Se Stessa. RSVP.
ORIONE
Prima
di morire il veggente mi ha indicato
come
hai eluso il mistero
presso
il porto in cui le luci
erano
a disagio
attraverso
il vuoto consunto
fino
alla trasparenza
lasciando
alle spalle un nido
di
bimbi in gara per attirare il vero
la
pace che intimoriscono
con
la loro esistenza.
LA
CREMAZIONE DEL MAESTRO
Sedicenne,
ho compreso la morte di Li Po
non
tramite lo sguardo fisso sulla sua luna immacolata
né
tramite il lutto per l’albero di giada delle sue odi
nubi
trattenute da verbi provvisori,
silenzio
poco profondo tra virgole. Eruditi
conclamanti
che fosse ebbro, in modo eccessivo,
come
un generale caduto al termine di un trionfo.
Signorile
nella forza, il poeta usurpò
furia
e brevità della pioggia. Gli storici
hanno
visto una fine migliore - preservandone l’imbarcazione,
escogitando
false ragioni della sua tristezza bipolare -
sciogliendogli
i capelli nella luce scarsa.
Sedicenne,
ho costruito per te un’imbarcazione di carta,
immaginando
che abbia un giorno portato Li Po, immaginando
che
fosse il suo corpo, fluttuante in qualche luogo
per
raggiungere in qualche modo, partenza senza peso
in
spregio al giudizio. Non la spiaggia,
ma
questo pescare per aria. Come le ultime digitali,
tutti
si inchinavano, in attesa che la tua anima
si
separasse nel silenzio bianco. Ho alzato gli occhi. Ho visto
la
luna dolente. Che aveva testimoniato
del
ritorno di vari dèi. Che avevi evocato
nell’ultimo
filo di fumo: “È qui che Li Po è tornato a casa”.
DOPO
LA LUNA
Sollevo
manciate di silenzio
fresco
da uno specchio d’oblio,
raccolgo
dal pozzo l’idea
che
la notte nasconde i propri ospiti.
Lo
compiace il fatto che il vento
debba
attendere. Anche la pioggia. Sviato,
il
buio temprato muove un passo
falso.
Molte le ombre,
pochi
i fantasmi - sono sola
però
curiosa
in
questa fine imperfetta -.
[Testi
originali in inglese di Fiona Sze-Lorrain: “Notes from My Funeral”, “Orion”, “Cremating
Maestro”, “After the Moon” da My Funeral
Gondola, Berkeley (CA), Manoa Books and El León Literary Arts, 2013, pp. 5,
19, 24, 41. Traduzione di Roberto
Bertoni].