[Urns (Paris 2015). Foto Rb]
Scrive Gian Paolo
Ragnoli: “Maurizio Cavalli, ai tempi della nostra inquieta gioventù, era un
militante di Lotta Continua e un musicista, ha suonato prima con il Canzoniere
Operaio, poi con noi del Collettivo Franceschi, successivamente ha fondato i
Lancelot, un gruppo di folk irlandese, e i Tandarandan, dediti al recupero
della tradizione popolare ligure e lunigianese. È mancato un paio d'anni fa,
mentre stava lavorando a un disco di poesie di Shelley da lui musicate. I suoi
amici hanno completato il lavoro e abbiamo finalmente presentato il cd in una
serata al Centro Culturale Giovanile e Multimediale Dialma Ruggero di La
Spezia. Poi l'abbiamo ricordato l'altra sera con un concerto sempre a La
Spezia, alla ex Pinetina, che ora si chiama Spazio Boss, con la partecipazione
di tutti o quasi i musicisti con cui aveva suonato. In entrambe le occasioni
c'ero anch'io, l'ex moglie e la figlia di Maurizio mi hanno invitato (dio mi
perdoni) come 'memoria storica degli anni Settanta' e (dio mi perdoni di nuovo)
come 'poeta'. In questa seconda veste ho un letto un testo, tratto da una
canzone, Cello Song, di Nick Drake, un musicista che sia lui che io abbiamo amato molto, che
ho cercato di rimodellare sulla figura e sul ricordo di Maurizio”.
CANZONE PER VIOLONCELLO
Per Maurizio Cavalli
Volto amico, con quegli
occhi
Così chiari e sinceri
Tu lo sai bene
Di non aver nulla da temere
Per i sogni di quand'eri così giovane
Che parlavano della vita come di un'eterna primavera
Sembreresti così fragile
Nel freddo della notte
Quando gli eserciti delle emozioni
Così chiari e sinceri
Tu lo sai bene
Di non aver nulla da temere
Per i sogni di quand'eri così giovane
Che parlavano della vita come di un'eterna primavera
Sembreresti così fragile
Nel freddo della notte
Quando gli eserciti delle emozioni
Escono a combattere
Ma mentre la terra affonda nella sua tomba
Tu salpi verso il cielo
Sulla cresta di un'onda
Dimentica, allora, questo mondo crudele
A cui io appartengo
Mi siederò, non farò nient'altro, e aspetterò
Cantando la mia canzone
E se un giorno dovessi vedermi tra la folla
Dammi la mano e fammi salire
Con te sulla tua nuvola
Ma mentre la terra affonda nella sua tomba
Tu salpi verso il cielo
Sulla cresta di un'onda
Dimentica, allora, questo mondo crudele
A cui io appartengo
Mi siederò, non farò nient'altro, e aspetterò
Cantando la mia canzone
E se un giorno dovessi vedermi tra la folla
Dammi la mano e fammi salire
Con te sulla tua nuvola
[Gianpaolo Ragnoli]