19/05/16

Giorgia Valensin, LIRICHE CINESI



[Edificio (Chinese Gardens, Singapore 2015). Foto Rb]


Liriche cinesi. Traduzione e cura di Giorgia Valensin. Prefazione di Eugenio Montale. Torino, Einaudi, 1952


L’introduzione di Montale a questa raccolta di poesia cinese dal 1753 a.C. al 1278 d.C. ha due direzioni opposte.

Una direzione è di apprezzamento positivo e cosmopolita per la vastità del materiale proposto; l’ampiezza degli spazi geografici; la lunghezza del periodo storico; “la formicolante, travagliata, civile, ed estenuatissima vita, e vita millenaria, di un popolo sterminato, diversissimo dai nostri” (p. IX); e l’interesse per questo o quel poeta in particolare, soprattutto Li Po e Po Chu-i.

La seconda direzione è piuttosto occidentalista, forse suo malgrado, ci ha anche un po’ stupito venendo da un autore tanto imbevuto del locale, almeno nelle prime raccolte, quanto fortemente cosmopolita. Montale lamenta, per esempio, che, a suo avviso, non esista nella poesia cinese la donna angelicata (argomento che, oltre a essere non corrispondente al vero, riflette più esigenze di poetica personale del poeta ligure che valutazioni obiettive sulla lirica asiatica). Scrive che “nel mondo occidentale il bello si è fatto più intrinseco […]. Non il bello conta, ma l’uomo; e, raggiunto questo segno, non l’uomo conta ma il bello” (p. XIV). Si tratta di dichiarazioni piuttosto affrettate oltre che soggettive, dunque opinabili.

Le brevi introduzioni di Valensin a ciascuno dei periodi antologizzati sono chiare e informano con semplicità e lucidità, cercando di avvicinare una dimensione culturale così diversa all’accessibilità del pubblico italiano.

La raccolta resta un documento del tentativo di importare aspetti non improvvisati del mondo asiatico. Negli anni Cinquanta non era certo facile farlo.

Ecco quattro brevi poesie (dalle pp. 82, 126, 154 e 232):


UNA CANZONE “TZU-YEH”

Tutta la notte non potei dormire
Per il chiaro di luna sul mio letto;
Udivo sempre una voce chiamare,
Dal Nulla il Nulla rispondeva “sì”.


Li Po, PIANTO D’AUTUNNO

A Yen le foglie gialle
Si staccano dai rami;
La concubina sale sulla torre
E cerca lui cogli occhi.
Su tutto il vasto oceano
Si spezzano le nubi luminose;
Nella sua solitudine
Penetrano i colori dell’autunno.
Il tartaro è padrone alla frontiera;
L’ospite dalla guerra non ritorna;
Abbandonata e triste Erba di Loto
Giace spezzata al suolo.


Po Chu-i, VEDENDO IN DISTANZA IL MONTE CHUNG-NAN DA UNA STRADA DI CHANG-AN

La neve se n’è andata dal Chung-nan:
È quasi primavera.
Belli i colori azzurri in lontananza
Sopra le strade brune.
Mille cocchi, miriadi di cavalli
Batton le Nove Strade.
Chi volta il capo e guarda la montagna?
Non un sol uomo.


Tsao Sung, PROTESTA NEL SESTO ANNO DI CHIEN FU

I colli e i fiumi della bassa landa –
Ne avete fatto campo di battaglia;
Come pensate che gli abitatori
Potranno procacciarsi
“Fieno e legna da ardere”?
Basta con questo vostro cicalare
Di titoli e di gradi:
Ché la fama d’un solo generale
Si fa con diecimila corpi morti.


[Roberto Bertoni]