Milano, Mondadori, 1974
Durante un soggiorno a New York, il
narratore dello Smeraldo fa
conoscenza con un misterioso personaggio, Count Cagliani, il quale pare
possedere doti profetiche e di litomanzia: è cioè in grado di usare la magia
delle pietre preziose per situare avvenimenti futuri nello spazio anche lontano
e di prevedere, loro tramite, fenomeni naturali come i terremoti [1].
Bendando il narratore, e facendogli scorrere liberamente la mano su una carta
geografica, quando questa si ferma sul villaggio francese di Saorge, poco oltre
il confine italiano nelle Alpi Marittime, Cagliani rivela che è lì che si trova
lo smeraldo che dà il titolo al libro e che, una volta posseduto dal padre del
narratore, era stato venduto dopo la sua morte dalla vedova, ora deceduta anche
lei. Tramite la pietra, assicura Cagliani, egli e il narratore resteranno in
contatto a distanza e prima o poi il narratore avrà una “comunicazione
spiritica”, una “comunicazione profetica” (p. 53).
Ciò si verifica nella seconda parte del
libro, che corrisponde, a Saorge, dove il narratore si è effettivamente recato,
a un lungo sogno: “Sognai. Come cominciano i sogni? Non ci ricordiamo mai come
cominciano. Ci ricordiamo solo di qualche cosa che era già incominciato” (p.
72). Da questo sogno siamo catapultati nel futuro dalle vicende del “celebre
pittore” (p. 90) André Tellarini, il quale vive, “poverissimo” (p. 79), in un
anno indeterminato del futuro, in un mondo diviso, dopo una guerra nucleare (la
“Terza Guerra Mondiale, p. 208), in due settori.
La zona settentrionale, comprendente l’Occidente,
la Russia e la Cina, in cui si trova il paese ligure di Tellaro (in provincia
di La Spezia), dove abita Tellarini, è immersa in una luce denominata “nightday” (p. 75), grigia, uniforme; ed
è dominata da un sistema politico autoritario (“una dittatura [...]
internazionale”, p. 91), creato da un’alleanza tra le superpotenze occidentali
e la Russia, la SUSAEA (Stati Uniti Socialisti di America Europa Asia) (p.
158). La famiglia è stata abolita, l’omosessualità legalizzata.
Due Papi si contendono il primato del governo della Chiesa: il Patriarca di Malta a Sud e il Patriarca di Aquileia a Nord (p. 83).
Due Papi si contendono il primato del governo della Chiesa: il Patriarca di Malta a Sud e il Patriarca di Aquileia a Nord (p. 83).
La regione meridionale, separata da
quella settentrionale da una “Linea” (p. 154), è controllata da una coalizione di
paesi emarginati (Confederazione del Sud) e vi si è ricostruita, nonostante
forme dispotiche di dominio politico, una vita problematica, ma più rilassata e
solare.
Attraversando la Linea, la zona franca
tra i due settori, col compito di portare uno smeraldo all’amata Mariolina,
Tellarini incontra una tribù di zingari, il figlio, altri personaggi e in
seguito, nella zona Sud, Sheik l’Ouna, un ambiguo politicante che lo caccia nei
pasticci. Incontra Mariolina, che pare corrispondere ad una ex-amante di tanti
anni prima, a Napoli in un ambiente arabeggiante, mutata nella nuova identità
di “favorita” del Governatore Sabàh Shoueiri (p. 303). Le consegna lo smeraldo,
sperando di ottenere in cambio di una somma di denaro ricavata dalla vendita,
dato che è illegale tenerlo. Però lo smeraldo, come rileva un incettatore, non ha
alcun valore perché è “falso”, è una “sintesi” (p. 321). Può tuttavia vendere
il fermaglio e la montatura, la cifra gli consentirebbe di compensare il passeur Carmelo e vivere per un anno a
Napoli con suo figlio, che deve riscattare da chi lo tiene in ostaggio nelle
Linea. Lo smeraldo gli viene richiesto dall’avida Mariolina come prova d’amore.
Si succedono varie avventure. Per maggiore opportunità politica, viene
ricondotto indietro. La narrazione si interrompe.
Nella terza e ultima parte, il narratore
si risveglia nella propria stanza d’albergo di Saorge, alla porta della quale
sta insistentemente bussando sua moglie. Il risveglio alla fine dell’avventura
potrebbe essere il risveglio dal sonno o dalla comunicazione spiritica; o
potrebbe essersi trattato di una transe
creativa, come induce a supporre la moglie (rivelandogli che non ha dormito, ma
ha scritto, pensando di sognare, un libro) e come si era potuto intuire da
certi cenni nel corso della vicenda (per esempio “stavo inventando con la
precisa volontà di inventare ciò che sognavo”, p. 75).
Alcuni fatti restano dunque inspiegati,
suscitando nel lettore dubbi e perplessità, com’è proprio del tipo di
fantastico definito “fantastico puro” da Todorov [2].
Su questo prevale nello Smeraldo il
tipo che Todorov chiama “meraviglioso spiegato”, cioè una tecnica di suspense attenuata da spiegazioni
razionali che fanno rientrare il fantastico nella sfera del vissuto: di
un’esperienza fuori dell’ordinario, ma in qualche modo riconoscibile.
A giustificazione dell’esperienza fuori
dell’ordinario si citano in parte argomenti magici camuffati da presupposti
pseudo-scientifici, o meglio da razionalizzazioni dell’irrazionale. Le
“coincidenze”, dice Cagliani, “sono normali e direi addirittura frequenti, anzi
fatali. I nomi delle persone hanno una vita e come una forza propria. Se alcune
persone furono un tempo legate da amicizia, e poi si sono perse di vista
vivendo lontano l’una dall’altra, i loro nomi continuano a cercarsi, si
attirano, si ritrovano” (p. 32).
Secondo Cagliani, “la realtà che resiste
al tempo più di qualunque altra realtà” è quella delle pietre, perché esse “non
cambiano o cambiano soltanto con estrema lentezza” (p. 37); e le pietre sono in
grado di trasmettere esperienze eccezionali a chi ne conosce le proprietà
recondite. Queste allusioni alla litomanzia delineano una situazione
tollerabile, ammissibile benché non da tutti condivisibile.
Il narratore della prima parte ammette, comunque,
di diffidare dei maghi, autenticando paradossalmente, proprio con questo
dubbio, la veridicità dell’accaduto: “Ho sempre avuto una certa repugnanza per
maghi, indovini, astrologhi, chiromanti, tutti quanti” (p. 35). Come dire:
questo è successo veramente, credetemi, dato che nelle magie non ci credo.
Al contrario, nella terza parte, insinuando
di avere sognato, il narratore giustifica l’eccezionalità della vicenda come
non veridica, perché in un sogno può accadere di tutto; interponendosi al
narratore, l’autore si premura di rassicurare il lettore che gli eventi narrati
non sono così straordinari come parrebbe a prima vista: “contraddizioni”,
afferma, “sono il sogno che sto sognando, contraddizioni senza contraddizioni,
possibilità possibilissime” (p. 102).
La motivazione dell’onirico risiede in
una ricerca interiore, come rivelano affermazioni quali: “Io, questo sogno, lo
stavo sognando solo per toccare un frammento della mia meschina realtà, del mio
piccolo io” (p. 149); un io dissociato in un personaggio esplicitamente
fittizio (Tellarini) e uno implicitamente autobiografico (che si chiama Mario,
come Soldati e usa la prima persona narrativa).
Si adempie un rituale iniziatico: alla
fine del romanzo non c’è più l’individuo a caccia di avventure che abbiamo
conosciuto all’inizio, bensì un uomo normale che decide di non dare troppo peso
all’esperienza insolita che gli è capitata e commenta: “Nel mio sogno di
scoperta non volevo andare oltre. Meglio fermarsi qui, mi dicevo. Meglio
svegliarsi in tempo e ridormire, dopo, senza sogni, o coi blandi sogni che non
si ricordano e che non val la pena ricordare” (p. 368). “Meglio svegliarsi in
tempo” significa smettere di pensarci, adeguarsi, conformarsi alla realtà così
com’è.
Nello Smeraldo si frammischiano riferimenti all’attualità ed elementi del
repertorio tematico di vari generi letterari. Il racconto fantastico si
struttura in base all’esperienza onirica, sui cui ascendenti culturali si
vedano le citazioni in epigrafe, dal Convivio
di Dante sulle “divinazioni de’
nostri sogni”, a Machado col sogno di Dio negato dal sogno del sogno (p. 7).
Tali aspetti s’intrecciano a un tessuto ideativo fantascientifico, che è quello
dell’anticipazione del futuro assetto della società. Lo smeraldo è un oggetto
magico come nelle fiabe: ricevendolo da Cagliani, il protagonista balza in una
dimensione diversa dal normale. Il viaggio di Tellarini segue le funzioni del
racconto di quest con incontri
simbolici di varie tappe della vita: nel figlio ritrova la paternità smarrita;
in Mariolina l’amata perduta; in Sheik l’Ouna affronta l’avversario
irriducibile.
La dimensione del tempo è legata
all’ideologia esistenziale del narratore, dietro alla quale emerge la mentalità
dell’autore Soldati, che così rivela uno degli scopi dei balzi temporali di
questo romanzo: “Io penso al futuro e al passato sempre che il presente non mi
assilli od esalti” (p. 63).
[Roberto Bertoni]
[1] Questo scritto è una
rielaborazione, con aggiunte, di capoversi precedentemente inseriti in Roberto
Bertoni, “Casi di ibridazione tra romanzo d’autore e fantascienza”, La Fusta, 1, 1990, pp. 83-95.
Disponibile a Scritti vari sullafantascienza.
[2] Tzvetan Todorov (I ed. francese
1970), Trad. italiana La letteratura
fantastica, Milano, Garzanti, 1977.