15/03/16

Federico Rampini, IL SECOLO CINESE



[Via Sarpi (Milano 2016). Foto Rb]


Federico Rampini, Il secolo cinese. Sottotitolo: Storia di uomini, città e denaro dalla fabbrica del mondo. Milano, Mondadori, 2005 (Edizione Kindle)

I reportage di Rampini rappresentano una fase avanzata del rapporto e della conoscenza della Cina da parte italiana, dopo i resoconti di viaggio degli anni Cinquanta e Sessanta e quelli dei viaggiatori che testimoniarono della Rivoluzione Culturale, non sempre documentati e fondati su una conoscenza approfondita della realtà cinese al contrario di quelli naturalmente illuminanti delle sinologhe Masi e Collotti Pischel.

Una maggiore libertà di movimento di Rampini, rispetto a giornalisti dei decenni precedenti, quali Parise e Moravia, implica anche una maggiore autonomia di giudizio e una minore dipendenza dall’ufficialità, per cui i suoi articoli coincidono spesso con le visioni della Cima postmaoista di storici, sociologi e altri esperti, pur mantenendo un tono giornalistico e non sempre entrando nella profondità delle problematiche.

La Cina di cui testimonia l’inviato di Repubblica è un paese ormai entrato nel momento avanzato dello sviluppo: “il più grande popolo di consumatori”, con una somiglianza rispetto ad altre modalità del capitalismo, asiatiche e occidentali, ma una potenza dei numeri e del dispiegamento dello sviluppo che fanno, secondo Rampini, del secolo attuale, il “secolo cinese”, addirittura “uno di quegli spostamenti sismici che cambiano il corso della storia umana”.

Vivaci le descrizioni del consumismo, come l’articolo sulle visite domenicali dei cinesi a Ikea. Inquietanti i dati delle differenze di classe e delle ineguaglianze tra chi non ha e chi guadagna bene e ha elaborato sistemi di vita occidentalizzanti. Lapidario il commento: “Oggi […]il capitalismo e i valori borghesi hanno conquistato la Cina”.

Viene osservato, tramite una constatazione attribuita a Zhang Lun, anche un “ritorno del maoismo tra i giovani”, che Rampini vede come “legato […] all’utopia di eliminare le differenze tra città e campagna, tra lavoro manuale e intellettuale, tra nord e sud”.

[Roberto Bertoni]