[Like the lines of life - the shadows (Devil's Glen 2016). Foto Rb]
Paolo Sorrentino, Youth - La giovinezza. Italia, Francia, Svizzera, United Kingdom 2015. Con Michael Caine, Paul Dano, Paloma Faith, Jane Fonda, Sumi Jo, Emilia Jones, Harvey Keitel, Mark Kozelek, Luna Mijovic, The Retrosettes Sister Band, Rachel Weisz. Musica di David Lang
L’azione si svolge in un albergo
svizzero per clienti altolocati, talora corrispondente a un refugium per celebrità in
disintossicazione e riposo, talora allegorico della vita come ritiro (c’è anche
un monaco buddhista che alla fine levita) e sanatorio, talora più semplicemente
espediente di ambientazione narrativa. Il paesaggio alpino fa da corrispettivo
di esterni di notevole nitidezza e bellezza.
L’onirico compare con colori
sgargianti in varie occasioni, tra una canzone rock e le comparse femminili dal
passato di uno dei protagonisti.
I nuclei tematici sono la terza età e
il rapporto col passato e col futuro (un personaggio dice che in tale gruppo
generazione il passato si vede da lontano e il futuro da vicino, con un
filosofeggiare non molto originale, ma piuttosto verosimile); l’amicizia; l’amore;
la crisi della coppia; la vita e la morte; l’agire artistico, meglio
cinematografico, con riferimenti metanarrativi e a vari registi, nonché l’impiego
di attori-icone di sempre, noti e in parte autoironici, dietro la maschera dei
personaggi che interpretano, su se stessi.
Una delle dichiarazioni
metafilmiche è su un personaggio cui un altro dice che il suo sarcasmo ha
elementi negativi che eccedono la giovialità dell’ironia, ed è un po’ quello
che accade in certi momenti al film, che, sebbene non privo di compassione
verso l’umanità, esagera e spinge verso il grottesco (col trucco delle attrici,
le riprese ravvicinate del corpo decaduto, e altro), com’è nello stile del
regista, che per questo non è tra i nostri preferiti, pur notandone l’abilità.
Ottima l’interpretazione in
particolare di Michael Caine, che garantisce misura, aplomb, eleganza. Interpreta la parte di un musicista in pensione,
richiesto dalla Regina d’Inghilterra di dirigere una sua composizione (nella
vita reale “Simple Song n. 3” di David Lang): dapprima rifiuta perché l’aveva
scritta per la moglie ora ricoverata in clinica presumibilmente in seguito a
una commozione cerebrale, infine viene a patti con se stesso e accetta nel
finale.
L’altro protagonista maschile
anziano, legato da amicizia di una vita al primo, ha invece difficoltà ad
accettare il passato e velleità di ancora esprimere come in gioventù, col fallimento
dei tentativi che lo porta tristemente al suicidio.
Si intrecciano con queste le vite
e le storie degli altri protagonisti, appartenenti a diverse generazioni.
[Roberto Bertoni]