Giappone 1956. Tratto dal romanzo di Michio Takeyama. Con Rentarō Mikuni, Jun Namamura, Shôji Yasui
Abbiamo ritrovato
su YouTube
questo film giapponese sulla tragedia della guerra, che rappresenta una voce di
dissenso dall’ingaggio in Asia della potenza nipponica, narrando la storia di
un gruppo di soldati che si arrendono in Birmania nel 1945, inviando uno di
loro, Mizushima, che sa suonare l’arpa, a persuadere un altro plotone a non
immolarsi invano.
Il militare non
riesce nella propria missione e sopravvive fortunosamente all’uccisione dei
commilitoni. Da qui si attiva una doppia ricerca: da un lato, curato da un
monaco buddhista, si traveste da religioso e vaga alla ricerca del suo contingente,
ora in un campo di concentramento; dall’altro lato, mentre pare che solo sia in
cerca di un metodo per tornare in patria, si manifesta al suo interno un’evoluzione
in senso spiritualista.
Alla vista dei cadaveri
insepolti di parecchi giapponesi periti in battaglia, decide di seppellirli. La
pietà si acuisce in lui sempre di più. Decide di restare in Birmania per compiere
questa missione umanitaria nell’acquisita consapevolezza che la guerra ha solo
portato distruzione e dispersione di vite: il travestimento monastico diviene
una seconda natura, una verità.
Il film è commovente,
sobrio, profondo, ben articolato e dotato di un’interessante colonna sonora
fatta non solo delle note dell’arpa, ma anche dei cori dei soldati.
[Roberto Bertoni]