16.
Nel
naso di Pinocchio appendo
Gli
affetti svaniti per negligenza
Perduti.
Duttile Angelo vieni al mio fianco
Così
ch’io possa salire le scale
Senza
fatica adesso che devo far sparire
Il
corpo invecchiato. Tu talismano di dio
Non
ascolti le proteste di morenti
Agostani
sotto l’afa che li fa rantolare
Amici
in braccio ad una madre partigiana.
17.
Il
tuo disprezzo sormonta radici
Si
fa potente tenebra di bravura
Nel
lascito di non avere nulla
Né
essere barcone protetto
Da
ìlari e devoti delfini.
Le
unghie nere del baratro
Solleticano
l’astratto per pietà
Il
fato astrale di chiamarsi stella.
Senza
vendette aiutami
A
migliorare le marette ripetenti
Questo
remo senza zattera vicina.
Bagliore
d’amore una volta un dì
Pressappoco
gigante orizzonte
Sacrilego
nel nome di battesimo
Il
futuro del tempo che poi detona.
18.
La
gioia vespertina del senza sole
Finalmente
terminato agguato.
Raggiunto
occaso la natura veglia
La
vergogna àncora di pregare
Per
ottenere la gara di vincere
Addirittura
il record solitario.
Veranda
bambina v’è la bambola
Centenaria
con la tenacia della polvere
Su
polvere. Verrò a trovarti appena
Sarò
salva è questo il valore di costringere
Le
lacrime a non scendere mai e più.
Gerundio
compassionevole rivederti
Sonnolento
anfratto della mia memoria.
19.
L’indice
è scritto solo con i puntini di sospensione.
L’atroce
cecità del sale
Allunga
le ciocche delle vergini
Capelli
salini zuccherose rose
Il
petto preso a sassi da ragazzacci
Graziosi
solo quando nacquero.
Ora
difendo l’ozio della dolenza
Contro
il materiale infìdo che fa paura
Lo
strapiombo di rammentare la fine
Lesta
lesta stazione di ultimo binario.
Gloria
di sfarzo guardarti la nuca
Amante
del caso di esistere
Binario
reo che si contorce al sole.
Nei
cortili delle scuole giocano
I
sacerdoti chissà se felicissimi.
Cosmesi
del pianto doverti perdere
Nell’androne
dell’astio ospedaliero.
20.
Dio
della foce portami con te
Verso
la cesta dove sono i dolciumi
Senza
panici di erbe velenose
Né
crateri di nebbie né forti streghe
Le
beghe di ogni giorno come preghiera
Detta
e ascolta e fammi assolta nel vivaio delle piante
In
fiore. Re canuto che mi ascolti bambina
Abbi
la fretta di strapparmi
Da
qui dove si piange senza ragione
E
trottola la mente teschi di boia.
Dal
sudario che a piene mani torna
Nave
d’inchino con la bestemmia
Che
i muri sbriciola e la ciotola
Si
fa di pietra per la fame di tutti.
In
mano al trapasso che si attarda
Demolisci
il sorpasso del sole arido
La
lisca che strozza appena nati.
[Le strofe precedenti sono uscite su altri numeri di Carte Allineate]