05/11/15

Kurosawa Kiyoshi, VERS L’AUTRE RIVE (岸辺の旅 KISHIBE NO TABI)




["Was she walking beyond the earth?" (Parigi 2015). Foto Rb]


Kurosawa Kiyoshi, Vers l'autre rive (岸辺の旅 Kishibe no tabi). Giappone 2015. Tratto dal romanzo di Yomoto Kazumi. Con Aoi Yu, Akahori Masaaki, Asano Tadanobu, Chiba Testuya, Fukatsu Eri


Il cinismo postmoderno, che, come fenomeno culturale, ci segue da più di tre decenni, scartando il sentimento in quanto a questa corrente di rappresentazione estetica appare retorico e irrealista, e corre parallelo all’opposta tendenza verso il sentimentalismo sospinto fino alle lacrime e alla retorica, non consente di cogliere la profondità dell’umano, della solidarietà tra individui, cioè, in fondo, gli ultimi appigli di una sopravvivenza capace di recuperare una minima fiducia nel rapporto con l’altro in questa agonia delle ideologie coerenti, dell’amicizia privata del tradimento, dell’amore non condizionato da un’autonomia personale spinta al punto di negare la collaborazione della coppia.

Forse è proprio per la rivalutazione dei sentimenti positivi, della sintonia tra due sposi e del dolore per l’assenza e la scomparsa di un mondo coeso di affetti che questo film di Kurosawa è in grado di commuovere in modo intelligente e fa sentire nostalgia per quanto di partecipativo e aderente all’umanità non è, ormai, e si spera che invece prima o poi esista anche in una tarda modernità disillusa.

La storia è quella del ritorno di Yusuke, deceduto per un suicidio motivato da una malattia, nel mondo dei vivi dopo tre anni di peregrinazioni in una zona non definita del nulla, sotto vesti di spettro che è in tutto simile a un essere umano, visibile da tutti, in grado di nutrirsi e di vivere gli ultimi giorni concessi prima della sparizione definitiva con la moglie Mizuki, scusandosi per la propria morte e per una vicenda extraconiugale, ma soprattutto tornando a comunicare, durante un viaggio della coppia, con amici e conoscenti, alcuni anch’essi deceduti che aiuta a svanire, altri vivi che non comprendono che Yusuke non c’è più, per lo meno non sotto le apparenze di chi agisce prima di spegnersi. Commuovono la solidità del legame tra i due coniugi, la costante rivalutazione dell’altruismo e i pentimenti rispetto all’egoismo, la rappresentazione di comunità rurali e urbane che vivono di poco, con dolori sul passato e tentativo di attraversare con serenità il momento presente, l’assenza di sensazionalismo, la naturalezza e l’ironia lieve con cui la situazione paradossale è rappresentata.

Il vagare prima di disperdersi è un motivo buddhista e viene evidenziato anche come tale. Pratiche shintoiste vengono anch’esse messe in rilievo. I significati religiosi e la trasmigrazione sono al contempo spiegati con argomenti non pedanti di origine scientifica. Yusuke, infatti, impartisce lezioni a un gruppo di adulti sulla fisica nucleare e a un certo punto disserta sul nulla: proveniamo dal nulla e siamo destinati a tornarci, ma il nulla non è tale se da lì si origina il tutto; e dal vuoto costitutivo dell’origine della materia si riavvia la vita.

È un film molto bello.