["Was she walking beyond the earth?" (Parigi 2015). Foto Rb]
Kurosawa Kiyoshi, Vers l'autre rive (岸辺の旅 Kishibe no tabi). Giappone 2015.
Tratto dal romanzo di Yomoto Kazumi. Con Aoi Yu, Akahori Masaaki, Asano
Tadanobu, Chiba Testuya, Fukatsu Eri
Il cinismo postmoderno, che, come fenomeno culturale, ci segue da più di
tre decenni, scartando il sentimento in quanto a questa corrente di
rappresentazione estetica appare retorico e irrealista, e corre parallelo all’opposta
tendenza verso il sentimentalismo sospinto fino alle lacrime e alla retorica,
non consente di cogliere la profondità dell’umano, della solidarietà tra
individui, cioè, in fondo, gli ultimi appigli di una sopravvivenza capace di
recuperare una minima fiducia nel rapporto con l’altro in questa agonia delle
ideologie coerenti, dell’amicizia privata del tradimento, dell’amore non
condizionato da un’autonomia personale spinta al punto di negare la
collaborazione della coppia.
Forse è proprio per la rivalutazione dei sentimenti positivi, della
sintonia tra due sposi e del dolore per l’assenza e la scomparsa di un mondo
coeso di affetti che questo film di Kurosawa è in grado di commuovere in modo
intelligente e fa sentire nostalgia per quanto di partecipativo e aderente all’umanità
non è, ormai, e si spera che invece prima o poi esista anche in una tarda
modernità disillusa.
La storia è quella del ritorno di Yusuke, deceduto per un suicidio motivato
da una malattia, nel mondo dei vivi dopo tre anni di peregrinazioni in una zona
non definita del nulla, sotto vesti di spettro che è in tutto simile a un
essere umano, visibile da tutti, in grado di nutrirsi e di vivere gli ultimi
giorni concessi prima della sparizione definitiva con la moglie Mizuki,
scusandosi per la propria morte e per una vicenda extraconiugale, ma
soprattutto tornando a comunicare, durante un viaggio della coppia, con amici e
conoscenti, alcuni anch’essi deceduti che aiuta a svanire, altri vivi che non
comprendono che Yusuke non c’è più, per lo meno non sotto le apparenze di chi
agisce prima di spegnersi. Commuovono la solidità del legame tra i due coniugi,
la costante rivalutazione dell’altruismo e i pentimenti rispetto all’egoismo,
la rappresentazione di comunità rurali e urbane che vivono di poco, con dolori sul
passato e tentativo di attraversare con serenità il momento presente, l’assenza
di sensazionalismo, la naturalezza e l’ironia lieve con cui la situazione
paradossale è rappresentata.
Il vagare prima di disperdersi è un motivo buddhista e viene evidenziato
anche come tale. Pratiche shintoiste vengono anch’esse messe in rilievo. I
significati religiosi e la trasmigrazione sono al contempo spiegati con
argomenti non pedanti di origine scientifica. Yusuke, infatti, impartisce
lezioni a un gruppo di adulti sulla fisica nucleare e a un certo punto disserta
sul nulla: proveniamo dal nulla e siamo destinati a tornarci, ma il nulla non è
tale se da lì si origina il tutto; e dal vuoto costitutivo dell’origine della
materia si riavvia la vita.
È un film molto bello.