Sottotitolo: Un apprentisage de la sérénité. Parigi, Odile Jacob, 2009
Si
tratta di un libro che, accanto a metodi di psicologia cognitiva, confina con
la meditazione buddhista in quanto strategia di promozione dell’attenzione e di emozioni positive.
Lo
stato d’animo viene definito come “ciò di cui si prende coscienza estraniandosi
dagli automatismi della quotidianità e passando dalla passività alla
coscientizzazione di quanto accade dentro di noi” (p. 20).
Essendo
caratteristico degli stati d’animo il contenuto emotivo accompagnato al pensiero,
molti sono gli autori letterari citati nel corso della trattazione, in quanto
hanno espresso spesso con precisione la riflessione sulla vita interiore.
Gli
stati d’animo sono momenti psicologici complessi, legati tanto all’identità profonda
della persona quanto al mondo esterno.
Gli
stati d’animo negativi conducono in direzione del rimuginare (“la verifica eccessiva”,
o eccesso di analisi dei problemi assillanti, p. 51) e del ritrarsi in sé, che
si oppone alla positività della riflessione, che invece di porsi solo il
problema ripetitivo del perché di quanto di male è accaduto, ricerca soluzioni costruttive ai problemi (p. 70). La funzione principale degli stati d’animo
positivi è quella di aprire l’individuo verso lo spazio, consentendo “un’esistenza
pacificata entro uno spazio rassicurante” (p. 49). Accanto a questi aspetti,
esistono “gli stati malsani”, quali “il piacere della vendetta e del dominio”,
opposti alle “sofferenze sane”, basate cioè sulla percezione del dolore e sull’ammissione
conseguente della propria vulnerabilità, da cui partire per curarsi (p. 58).
Si
si fugge dagli stati d’animo negativi senza elaborarli, essi risorgeranno più
pervicaci. L’introspezione, avviata in Occidente da Agostino e proseguita da
Montaigne (p. 84), dovrebbe condurre sia verso la comprensione dei momenti di
sofferenza, sia verso la percezione dell’apollinairiana “pienezza” (p. 85).
Tramite
una modalità meditativa della riflessione, o l’esperienza della natura, o il
raccoglimento in sé, è possibile arrivare al “risveglio”, ossia a vedere il
mondo con occhi diversi pur restando il mondo qual era in precedenza, come
nello Zen (p. 89).
È
importante rendersi conto e curarsi tanto delle negatività quali la collera e la
violenza, quanto della “malattia materialista” (p. 287), che conduce al
consumismo fondato sul desiderio insano e scorretto, come pure, patologia
tipica, al consumo esagerato di cibo per soddisfare falsamente il desiderio. Si
tratta di un “sregolatezza degli stati d’animo”, che conduce a “canalizzare le
energie verso l’inutile e lo sterile” (p. 293), cui contrapporre l’equilibrio
coscientizzato (p. 289), il risveglio delle “capacità di coscienza pienamente
realizzata, presenti in potenza in ogni essere umano” (p. 333), ovvero una
laicizzazione psicoterapeutica della meditazione buddhista (p. 334),
comprendente l’attenzione (mindfulness)
(p. 339) e la concentrazione sul “vivere l’istante presente” (p. 340), passando
dalla modalità ossessiva del fare a quella serena dell’essere (p. 348).
[Roberto
Bertoni]