11/10/15

Komatsu Sakyo, JAPAN SINKS

Prima ed. Giapponese, intitolata Nippon Chimbotsu, 1973. Traduzione dal giapponese in inglese di Michael Gallagher, 1976. Londra, New English Library, 1977


Da un lato, a livello di genere, questo romanzo si inserisce nella fantascienza apocalittica, non certo insolita in Giappone e allegorica, da un altro e coesistente lato, di archetipi della distruzione derivanti dalla situazione geologica del paese, caratterizzata da terremoti e sommovimenti oceanici, di cui caso più recente è stato lo tsunami del 2011, accompagnato da un altro elemento di giustificato timore di annichilimento proveniente dall’energia atomica, in questo caso la centrale di Fukushima, ma l’archetipo, di cui è ricorso proprio quest’anno l’anniversario infausto, è logicamente il bombardamento nucleare di Hiroshima e Nagasaki nella Seconda Guerra Mondiale.

Nel romanzo di Komatsu, l’ipotesi, sostenuta da varie argomentazioni documentarie nei dibattiti tra personaggi-scienziati, è che, a causa della frizione delle masse terrestri sommerse, si determini una serie di terremoti e onde oceaniche che destabilizzano la struttura geologica del Giappone, facendolo affondare. In breve, del resto citata nel corso della narrazione, si ripete la leggenda di Atlantide in chiave modernizzata.

La storia è raccontata in terza persona, affidandola alle azioni e ai pensieri di alcuni personaggi principali: l’anziano e potente Watari, l’unico che crede all’ipotesi di auto-sommersione avanzata dallo scienziato Takodoro, delle isole nipponiche, inizialmente da molti ritenuta fantasiosa e inattendibile, per lo meno fino a quando le prove incontrovertibili non dimostrano il contrario, mettendo in rilievo una natura matrigna e al contempo non condannabile per questo.

Watari e Takodoro non si mettono in salvo. Il primo muore per vecchiaia un istante prima della deflagrazione finale nella sua zona. Il secondo, con motivazione che spiega essere patriottica, decide di perire col proprio paese, entità che ritiene superiore all’individuo, e mancando la quale anche la vita personale perde significato. Takodoro attende la catastrofe invece di salire su una jeep diretta al porto, da dove salperà una nave di superstiti diretta verso acque sicure all’estero.

Sopravvive invece, quasi miracolosamente, un terzo protagonista, Onodera, sommergibilista che inizialmente esplorava le profondità dell’oceano alla ricerca di falde pericolanti, in seguito in crisi esistenziale per la perdita dell’amata Reiko e del paese natio. Gli resta vicino Maiko, un personaggio che sembrava secondario e si rivela al contrario fondamentale, essendo l’ultimo che compare nel libro e ne chiude l’arco temporale immaginario.

Quale faccia del Giappone simbolizza Maiko tra i vari personaggi che tutti hanno un risvolto iconico? Forse la giovinezza stroncata dalla perdita di una mano nel disastro e la lealtà per Onodera, metamorfosando in moglie da entreneuse che era nei primi capitoli.

Il nazionalismo è alquanto pronunciato, in termini di attivismo e altruismo tesi a salvare più persone possibile; e, anche se si tratta di un’ideologia espressa, è non esente da riscontri nella realtà, dato che si è visto come alle catastrofi questo popolo abbia saputo reagire ricostruendo.

Piuttosto attuale il problema dei rifugiati, qui espresso tramite la difficoltà del personale politico nipponico nel romanzo a trovare ascolto presso gli altri paesi nelle richieste di asilo.

Marcatamente maschile è il tono nella rappresentazione dei rapporti amorosi. Se le giovani raffigurate nel romanzo sono sessualmente libere, sono però contemporaneamente sottomesse alle idee del matrimonio, cui aspirano sommamente in senso tradizionale, e alle direzioni impresse ai rapporti sentimentali dai loro compagni.

Un particolare integralmente modificato, questo, in un diverso e ancor più moderno contesto di comportamenti sociali e di liberazione femminile, nella versione cinematografica del 2006, per la regia di Higuchi Shinji, solo parzialmente fedele al testo romanzato. In questa pellicola, per esempio, sui politici imbelli si impone una Ministra in grado di esprimere leadership quieta ed efficace. La ragazza Reiko è un’elicotterista del servizio civile e, oltre a questa professione emancipatoria, è lei, non Onodera, a sopravvivere alla catastrofe, sebbene lui muoia da eroe facendo esplodere delle bombe sottomarine che staccano una parte del Giappone da quello destinato a immergersi, col che il film si conclude su una nota, meno macabra del romanzo, di tecnologia soccorrente (si noti tra l’altro l’uso pacifico e umanitario dello strumento bellico ominoso, la bomba).


[Roberto Bertoni]