19/10/15

Jia Zhangke, THE WORLD



[Chinese globes (Paris 2014). Foto Rb]































Jia Zhangke, The World. Cina 2005. Con Chen Taisheng, Zhao Tao



Il montaggio assembra in uno i due parchi di riproduzioni in scala ridotta di monumenti del mondo che esistono nella realtà a Beijing e a Shenzhen, producendo un parco tematico globale che si prospetta come allegoria di vari elementi: del kitsch, forse, o per lo meno del ricostruito, del non naturale; dell’ansia di esprimersi su scala planetaria; della giocosità in definitiva anche educativa di carattere geografico; della costrizione, entro i limiti circoscritti del parco, dei protagonisti, che lavorano a tempo pieno e resta loro appena la possibilità di riposare qualche ora al giorno, quindi il parco mondiale, anziché metafora di vastità, è paradossalmente un reclusorio che li tiene prigionieri.

La vicenda, sul piano affettivo, ruota attorno a Tao, una giovane assunta con mansioni di danzatrice, e al fidanzato Taisheng, mettendo in rilievo problematiche della difficoltà di coppia e della modernizzazione. Taisheng ha un rapporto contraddittorio, comprensibilmente, con l’ex di Tao. Tao respinge i tentativi di Taisheng di avere rapporti sessuali perché non si fida della sua fedeltà, ingelosita per di più da Qun, una donna che Taisheng aiuta a risolvere un problema familiare e che narra del marito emigrato in Francia. Taisheng si invaghisce di Qun senza peraltro che lei si conceda a una storia extra-coniugale.

C’è un gruppo di lavoranti russe, una delle quali, diventata amica di Tao, finirà col prostituirsi; ed è qui interessante notare come la Cina di questo secolo, nella rappresentazione di Jia, presupponga l’immigrazione dall’estero, l’importazione di lavoro salariato da paesi stranieri. Nonché dalla Cina delle province alla capitale: uno dei compaesani di Taisheng, a esemplificare la tragedia di questo tipo di proletariato, morirà in un incidente sul lavoro.  

Tenuto sul bordo della commedia, con colori sgargianti, vivacità dei personaggi, ironia delle immagini, il film non è mai lontano dal dolore per la difficoltà di vivere; e si conclude con una perdita di gas da un impianto domestico, che danneggia i protagonisti senza ucciderli e potrebbe essere determinato, o melodrammaticamente dalla gelosia di Tao (avuti infine rapporti sessuali, lei aveva giurato di avvelenarlo se l’avesse tradita), o sociologicamente da un incidente, probabilmente rappresentativo delle scarse condizioni di sicurezza nelle abitazioni pechinesi.


[Roberto Bertoni]