70.
vorrei azzerarmi in un cantico
di stasi
fare da zattera a una manciata
d’ombre
che cantino fraterne
l’armistizio
come in casa d’altri la
gentilezza
per far sì la figura dell’orto
senza parassiti. il cielo è
d’acrobati
pronti solerti libellule anche
se alcune
lesinano.
71.
Amor di nostalgia starti
accanto
Sciacallo lo scoppio del cuore
guardare mia madre morta
Fasciata da un lenzuolo cattivo
come la bara
I fiori da buttare bellissimi
Inadeguati all’illusorio bene.
Me ne andrò al collo della luce
Senza il tempo di guardare
fuori
Né le banconote che lascerò ai
ladri
O la maremma mamma con le
volpi.
Io mi lascio nel conto della spesa
Nelle briciole che frammentano
lo sguardo
Nel sale di ciotole maligne più
benigno
Dove morire è un salto di
gioia.
Ordine di agguato starti a
sentire
Dove la morte risana il nel
sorriso.
Il tempo di mia madre è scoglio
nudo
Trapasso per andarsene cometa
Lieta donna di senno statuario:
ora vengo io e il tuffo è
annegamento.
72.
stelle sotterranee l’occaso
La fase nera di morire giovani
Dentro una stanza spaccata in
due
Per il dolore dell’urlo
E la faccenda atavica del pane
duro
Schiacciato dal marmo della
fionda
Per la gioia di piccoli cantori
di morte.
Esiste un luogo cronico di
nebbia
Dove le rotte belle dei
fanciulli
Divergono dal suolo per il
cielo.
Immune non sarà al capezzale
Azzerato da rondini maligne
Dal fiuto nero di morire
errando.
Da qui al caos della trottola
Resta un infuso di stregante
amore
Per le vigne corsare senza
natale.
Tu reo nel cordoglio di salire
Sembri alunno del buio recidivo
Dove si accumula la nascita che
fa spavento
Alla maestra sazia di diamanti.
Così il torcicollo della stirpe
Avrà un capitolo di mancati
addobbi
E frasi sotto il letto per
delirio.
73.
Che venga sì questo dolore
grande colono
Della spiaggia così sarà
l’ennesima
Stanza di perdere la vita
La stazza che fa da fulcro
Crudeltà d’agro commettere
rapina
Al quadrifoglio visto per caso.
Intrusa acredine il fato morto
Dallo sposalizio di una rondine
bambina
All’acerbo approdo di nascere
per forza.
Introduci in me la fata
mastodontica
La buona forza di commettere
silenzio
Salute e orgoglio salutare i
vinti
Verso la rotta che erutta Santi
Brevetti di silenzi il capitan
cortese.
74.
Poveretti aquiloni i sillabari
Denunciano acque che non
dissetano
Nei miseri appalti per
resistere
Condivise ceneri l’avvento.
Origlio quale fu la lontananza
Questo dispetto di foce senza vita.
Coriandoli bambini che
promisero
Alloggio alla cometa
sconsolata.
Caldo zaino vederti arrivare
Ricavandoti aureola infinita
Tanto e caso di morire a caso.
Animata bottega consigli
d’angelo
consueta maestà vederti
giungere
dove si posano le doglie di morire
fanciulli centenari senza
etimo.
75.
Piange di me l’aureola nel
fosso
Questo patema agro alla
spiaggia
Dove addormenta l’estro ad
occhi aperti
Nessun compagno d’elemosina il
dolore.
Poi mi colse parola d’eresia
Lato consueto morir di sassi
Quasi ne vissi moribonda
sempre.
Urlo del fato stare sotto il
letto
Come di strazio la foggia della
croce
Quando mi ammancano il cielo e
la sconfitta.
Paralisi di stato la pupilla
all’ombra
Chiedo l’esilio in rarità di
pace
Per ergere un dovere di
solarità
Al guado in agguato. Sono morta
Col sibilo alla bocca nella
nuca flessa
Morente all’alfabeto delle cose
Mortale al visibilio delle
rose.
Sisma di elemosine morire.