[Chinese pharmacy (Soho 2014). Foto Rb]
Luigi Malerba, Cina Cina. Lecce,
Manni, 1985
Il reportage di Malerba deriva dallo stesso viaggio, organizzato dal
Sindacato Scrittori nel 1980, di cui fece parte anche Vittorio Sereni, il cui
resoconto cinese è stato recensito su Carte
allineate il 13 febbraio 2015.
La posizione di Malerba, che
aveva già scritto i suoi racconti cinesi, Le rose imperiali, è di
empatia (“ho amato i Cinesi fino al punto di desiderare di essere cinese
anch’io”, p. 18); non aliena da un giudizio negativo sulla Rivoluzione
Culturale e del Maoismo, che paragona all’autoritarismo del primo imperatore Wu
Ti, prendendo le distanze da ciò che definisce “maoismi importati [in
Occidente] troppo frettolosamente e fin troppo lestamente abbandonati” (p. 19).
Nota che la Cina ha rappresentato
per secoli, per gli europei, un “altrove letterario” (p. 13) e un mondo
favoleggiato, potremmo aggiungere sulla scorta dell’orientalismo dominante fino
a decenni abbastanza recenti, ma c’è stato un ridimensionamento, quella che poteremmo
designare come una svolta verso la realtà, “fino a quando sono arrivati i suoi
prodotti sui banchi dei Grandi Magazzini” (p. 21): verità questa anticipatrice
a distanza di trentacinque anni da quel viaggio e di trenta dalla pubblicazione
del volumetto.
Date queste premesse consapevoli
e realistiche, è intenzionalmente parte di un gioco letterario il
rifavoleggiamento cui Malerba sottopone alcuni aspetti della Cina, riscontrando
in annunci meteorologici aeroportuali, per esempio, “un soffio di antica magia,
come se per partire si dovesse aspettare il favore delle potenze celesti” (p.
67); nonché, più in generale, una “creatività giocosa che forse è il vero
fondamento di una civiltà” (p. 65).
Il proponimento di Malerba era,
correttamente, onde evitare i cliché culturali e le conclusioni affrettate,
quello di “rinuncia[re] […] ai tuoi modelli senza negarti i piaceri della meraviglia, togliti
dalla mente di approdare nel Mondo delle Fate, ricordati che non sei Marco Polo
e non vai cercando il mondo (le Diecimila Cose) perché lo hanno già trovato
altri prima di te, guardati dall’enumerare le differenze e le anomalie perché
non vuoi essere lodato per la tua acutezza e sensibilità” (p. 20).
[Roberto Bertoni]