11/08/15

Zoltán Mayer, VOYAGE EN CHINE



[Voyage en Occident... (Bruxelles 2015). Foto Rb]


Francia 2015. Con Ling Dong Fu, Yolande Moreau, Qu Jingjing, André Wilms, Yanf Yilin

Un film che rappresenta il contatto tra europei e cinesi in modo delicato e rispettoso delle diversità culturali come pure delle somiglianze psicologiche e universali. Innestato sul dolore e sul lutto, motivi che accomunano e suscitano solidarietà e comprensione anche muta, non fondata cioè tanto sulle parole quanto sull’empatia. Si dimostra dunque una spontanea comprensione reciproca, ma anche, ad ogni buon conto, una comunicazione in parte verbale (le lingue inglese e francese come intermediari del dialogo, ma la protagonista non sa bene l’inglese e tenta di imparare per lo meno qualche parola di cinese).

La telecamera riprende la gente; gli usi della provincia cinese del Sichuan; i riti del matrimonio; un funerale buddhista; un'enclave di paese ancora in parte rurale; il permanere del rispetto delle generazioni più giovani per gli anziani; la gentilezza non melensa verso l’ospite; il contrasto tra la vita di città e di campagna.

Oltre alle inquadrature in ampiezza, si delineano gli elementi di sottofondo e di ambiente: una bambina che pela carote in primo piano mentre al centro della scena in cucina le donne parlano; il bosco dei bambù scivoloso nella pioggia circonda le protagoniste che si rivelano segreti sul sentiero; e così via.

La storia è quella del decesso in Cina del figlio di Liliane, un’infermiera francese, il cui marito è da tempo in rotta col figlio e, nello stile conciso e reticente del film, si suggerisce che ci sia una crisi anche tra i coniugi sebbene essi si trattino con educazione. Liliane non riesce a entrare in contatto con le autorità cinesi tramite i canali ufficiali, decide pertanto di recarsi prima a Shanghai, dove viveva il figlio, poi nel Sichuan dove il giovane si era recato per motivi professionali (era fotografo). Tramite gli incontri di Liliane con l’ex fidanzata del figlio, con amici di lui, con gente del paese, si dipana la storia del deceduto, viene in luce il senso di colpa per non averlo visitato da vivo, si instaura una comunanza naturale con gli interlocutori locali, al punto che nella scena finale, dopo essere già salita sulla corriera che la ricondurrà all’aeroporto, scende, decide di restare.

Il film si chiude su questa decisione, quindi Liliane potrebbe cambiar vita del tutto, oppure soltanto propendere per un prolungamento del soggiorno cinese. È però intuibile che in Cina ha ritrovato una congiunzione con se stessa e con un senso degli altri a lungo persi in Occidente. Forse destinati a sparire anche in luoghi remoti come questo.

Notevoli le interpretazioni, in particolare di Yolande Moreau e Qu Jingjing, antidivesche e umane, la prima soprattutto.


[Roberto Bertoni]