[Voyage en Occident... (Bruxelles 2015). Foto Rb]
Francia
2015. Con Ling Dong Fu, Yolande Moreau, Qu Jingjing,
André Wilms, Yanf Yilin
Un film che rappresenta il contatto tra europei e cinesi
in modo delicato e rispettoso delle diversità culturali come pure delle
somiglianze psicologiche e universali. Innestato sul dolore e sul lutto, motivi
che accomunano e suscitano solidarietà e comprensione anche muta, non fondata
cioè tanto sulle parole quanto sull’empatia. Si dimostra dunque una spontanea
comprensione reciproca, ma anche, ad ogni buon conto, una comunicazione in
parte verbale (le lingue inglese e francese come intermediari del dialogo, ma
la protagonista non sa bene l’inglese e tenta di imparare per lo meno qualche
parola di cinese).
La telecamera riprende la gente; gli usi della provincia
cinese del Sichuan; i riti del matrimonio; un funerale buddhista; un'enclave di
paese ancora in parte rurale; il permanere del rispetto delle generazioni più
giovani per gli anziani; la gentilezza non melensa verso l’ospite; il contrasto
tra la vita di città e di campagna.
Oltre alle inquadrature in ampiezza, si delineano gli
elementi di sottofondo e di ambiente: una bambina che pela carote in primo
piano mentre al centro della scena in cucina le donne parlano; il bosco dei
bambù scivoloso nella pioggia circonda le protagoniste che si rivelano segreti
sul sentiero; e così via.
La storia è quella del decesso in Cina del figlio di
Liliane, un’infermiera francese, il cui marito è da tempo in rotta col figlio
e, nello stile conciso e reticente del film, si suggerisce che ci sia una crisi
anche tra i coniugi sebbene essi si trattino con educazione. Liliane non riesce
a entrare in contatto con le autorità cinesi tramite i canali ufficiali, decide
pertanto di recarsi prima a Shanghai, dove viveva il figlio, poi nel
Sichuan dove il giovane si era recato per motivi professionali (era fotografo). Tramite
gli incontri di Liliane con l’ex fidanzata del figlio, con amici di lui, con gente del paese, si
dipana la storia del deceduto, viene in luce il senso di colpa per non averlo visitato
da vivo, si instaura una comunanza naturale con gli interlocutori locali, al
punto che nella scena finale, dopo essere già salita sulla corriera che la
ricondurrà all’aeroporto, scende, decide di restare.
Il film si chiude su questa decisione, quindi Liliane
potrebbe cambiar vita del tutto, oppure soltanto propendere per un prolungamento del soggiorno cinese.
È però intuibile che in Cina ha ritrovato una congiunzione con se stessa e con
un senso degli altri a lungo persi in Occidente. Forse destinati a sparire
anche in luoghi remoti come questo.
Notevoli le interpretazioni, in particolare di Yolande Moreau e Qu Jingjing, antidivesche e umane, la prima soprattutto.
[Roberto Bertoni]