07/08/15

Marina Pizzi, CANTICO DI STASI (2011-2014, strofe 65-70)




 ["The arabesque of clouds" that would soon lock itself up and die... (Cashel 2015). Foto Rb]


65.
  
Padre del caso io sono il tuo
Dove si origina una linfa nera
Pastrano il diavolo di esistere
L’incombenza straziante dello sguardo
La luna la toppa per credenza
O simile bastardo del no
Per una causa sull’inganno del comunque.
In duro sasso l’anemia del cuore
La speranza salina del re pastore
O almeno un anemone di mare
Per credere alla mutezza di dio
Malessere maturo su per tutti
Gli idioti bambini delle sorti.
Salva per me un’oasi di petali
Una bisaccia salsa di sogni fatui
Una minestra per connettere le stimmate
Col breviario valente e resistente.
In pace alla nebbia fu l’aureola
La rea combriccola del seno
La femmina corsara sotto duna.
Il cielo si annulla al primo sacro
Sacco di scorta per battaglie blasfeme.


66.

Crollo del viso incudine e mania
Il vero stato di passare il solco
Con l’ambo cuore di morire cieca
O sotto la staffetta della boria
Del lupo. 
Presagio del lunatico lamento
Stare accolta dal giogo della gogna
Dalla fanghiglia inane del boato.
Corso d’anatema voler la vita
Concessa per addobbo della gioia
Invece che per fulmine di ceneri.
E giace su nel petto l’amarezza
La cruda azione di fingersi svegli
Nonostante il dado tratto del fagotto.
Qui muore l’arabesco delle foglie
La nuda giostra della ruggine invasiva
Foto di sé una donna senza l’inguine.


67.

era inverno il sillabario atavico
maestria giullare fece di noi il vicolo.
asmatico ponente il ripetente pianto
una solitudine eccessiva fu l’inguine
del fato. traballava la ringhiera ma
non si usciva dal gorgo delle ossa
né la contea del faro rattristato
aveva visite di uccelli. tutto sembrava
stato di moria accanto al fossile ignoto.


68.

Ammanca sotto i cristalli degli angeli
questa sommetta nuda elemosina
sposina con la resina della morta
aurora. il letto della rondine è la gioia,
la rovina del fato essere vivi
sotto roghi di lacrime e belletti.
ormai si arriva a cresimare il diavolo
questi marciumi misurati di denaro
per gli avanzi di sempre ogni dittatore.
qui si palesi la fronte delle rondini
infantili per sempre sotto le crepe.
indugia sopra il ponte perfino il ladro
incredulo di passare l’altra sponda.
di me sarò l’altra sponda tra poco
quando lo sposalizio mi vorrà uccidere
finalmente saziare di buio.


69.

Libro d’inedia l’effigie della cometa
Non serve a niente. Ottuso amore
Il giglio della vetta e la canzone in testa.
So tutto del domani che mi duole
Leggero anfibio senza la salvezza
Sopra la mazza del giocatore.
Qui si muore in lanterne magiche
Senza la fata di stazione giovane
Dentro l’alone di sentirsi fato.
Il male in pena al nato
Significa gaiezza simulazione di beato.
Qui l’alunno intasca la penombra
La bravura di tessere inciampi
Con la stragrande maggioranza d’arte.
Di noi piangerò l’erba vizza
La nostalgia sicuro lucchetto
L’intromesso diavolo del pozzo.
Verrà col volo l’autunno maledetto
Il cadere per sempre prediletto
La preghiera inutile del detto.
Addosso alla ringhiera morirò con l’edera
Un frastuono di nebbia solamente.


70.

vorrei azzerarmi in un cantico di stasi
fare da zattera a una manciata d’ombre
che cantino fraterne l’armistizio
come in casa d’altri la gentilezza
per far sì la figura dell’orto
senza parassiti. il cielo è d’acrobati
pronti solerti libellule anche se alcune
lesinano.
 

[Le strofe precedenti sono su numeri scorsi di “Carte allineate”]