Sottotitolo: L’astrologia nella letteratura contemporanea. Prima edizione in lingua tedesca: 1975. Torino, Einaudi, 1985
Questo scritto sulla superstizione sociale
nella società di massa è sostanziato dalle convinzioni di Adorno sulla cultura
popolare e da una posizione di psicoanalisi sociale che esamina l’irrazionale e
la sua manifestazione concomitante di pseudorazionalità.
Se, da un lato, “la superstizione è in gran
parte un residuo di pratiche magiche animistiche con le quali gli antichi
cercavano di influenzare o di controllare il corso degli eventi” (p. 8), dall’altro
lato esiste una “zona crepuscolare tra la ragione e le pulsioni inconsce” (p.
11), sollecitata dai mezzi di comunicazione di massa, nella fattispecie la
rubrica di oroscopi del Los Angeles Times, tramite “l’autorità
spiccatamente magica e irrazionale di chi scrive” (p. 14) e l’espressione di
concetti, consigli, idee di stampo pragmatico, cioè fondati sulla “realizzabilità”
e dall’“assenza quasi completa di qualsiasi riferimento alle grandi e solenni
speculazioni sul destino dell’umanità in generale” (p. 25).
Ne consegue che l’oroscopo elimina, “in modo
molto simile a quanto fa l’industria culturale, [...] la distinzione tra realtà
e finzione: il suo contenuto è spesso irrealistico anche se suggerisce
atteggiamenti fondati su una base totalmente irrazionale come il consiglio di
non intraprendere viaggi in un giorno particolare” (p. 27).
Le asserzioni del curatore della rubrica
dello Zodiaco devono essere credibili, né troppo precise, né palesemente false;
e devono risultare personalizzate a chi le legge; da cui il tono vago, affinché
quanto si legge non possa essere messo in dubbio.
L’oroscopo, per Adorno, ha una funzione di
integrazione sociale: “rassicura che tutti i [...] problemi si risolveranno da
soli; [...] fa capire [ai lettori ...] che sono proprio quelle stesse potenze
da cui sono minacciati, la totalità anonima del processo sociale, che in
qualche modo si prenderanno cura di loro” (p. 37). Ossia, “l’irrazionalità del
destino che tutto stabilisce e delle stelle che offrono consigli è in realtà nient’altro
che uno schermo della società che da un lato minaccia l’individuo e dall’altro
gli fornisce il sostentamento” (p. 40).
Sebbene la maggior parte dei fruitori della
rubrica del Los Angeles Times, presume Adorno, fossero lettrici, il
curatore si rivolge al pubblico al maschile, incarnando nelle risposte la “figura
del vicepresidente”, ovvero “persone che nella vita hanno un grande prestigio”
e potere decisionale, anche se non primeggiano: si evita cioè di far sentire
chi legge nella posizione di persone senza importanza.
Si rivela negli oroscopi esaminati da Adorno
una “divisione bifasica” tra lavoro e piacere (p. 63), in cui “la priorità
della razionalità sull’appagamento, o, in parole povere, dell’Io sull’Es, viene
rigorosamente mantenuta”. L’ideologia dominante è che “il piacere stesso è
ammissibile solo se serve in ultima analisi a qualche scopo ulteriore di
successo o di autoaffermazione” (p. 64).
La rubrica astrologica propone soluzioni
possibili alle “delusioni narcisistiche”, rassicurando chi legge sulla propria
durezza e al contempo mitigandone “il senso di impotenza” (p. 93).
Tra le altre riflessioni di Adorno si notano:
senso tradizionale e cooperativo della famiglia; gli amici come proiezione dell’individuo
destinatario dei messaggi astrologici; la presenza, in parecchi degli oroscopi
analizzati, di un misterioso personaggio amico benefico che aiuterà in
contingenze sfavorevoli e reincarna la figura antica dell’indovino.
Preoccupazione dell’astrologo è di “presentare
la sua come una scienza”, trasfigurando “un mondo di cose in un potere
metafisico” e rivelando un “agnosticismo disordinato”, in cui “il culto di Dio
è stato sostituito dal culto dei fatti” (p. 122).
[Roberto Bertoni]