Christopher Frayling, THE YELLOW PERIL: DR FU MANCHU AND THE RISE OF CHINAPHOBIA. Londra, Thames and Hudson, 2014
Fu Manchu, protagonista di vari romanzi di Max Rohmer pubblicati tra il 1913 e il 1959, oltre che di successivi romanzi scritti da altri autori, nonché di fumetti e di film, è la quintessenza della rappresentazione dei cinesi in maniera stereotipicamente negativa e razzista.
Riemerso in varie occasioni sotto vesti aggiornate, per
esempio nel Dr No di Ian Fleming, incarna il cosiddetto “pericolo giallo”, come
mette in evidenza Christopher Frayling in The Yellow Peril, partendo da un’intervista con John Said, in cui lo studioso
concordava, quale prospettiva promettente, sull’applicazione delle
problematiche dell’orientalismo alla letteratura popolare e alla Cina, mentre Orientalism (Londra, Routledge and Kegan
Paul, 1978) si era limitato al Medio Oriente e all’analisi di opere highbrow.
Frayling mette in rilievo tanto le manifestazioni
lapalissiane di politically incorrect
in Rohmer, quanto le sue asserzioni di non aver voluto ritrarre il “cinese
tipico”, bensì un “cattivo” della letteratura di massa che avrebbe potuto avere
anche altre nazionalità (osservazione un
po’ difficile da difendere alla luce dei testi...), come pure il cliché proseguito in storie di altri
autori (per esempio Conan Doyle) e nelle riprese nel cinema, legate alle
varianti dell’attualità dei periodi in cui apparvero, infine un rapporto
comparativo con altri testi che iniziarono, mutando le relazioni tra il mondo
di lingua inglese (non solo il Regno Unito, ma anche gli Stati Uniti) e la
Cina, per esempio La buona terra di Pearl
S. Buck e ancora in seguito le visioni simpatizzanti con la nuova Cina creata
nel 1949. Tra gli altri rilievi di Frayling, sorprendente il fatto che lo
stereotipo del “pericolo giallo” iniziò proprio in un momento di debolezza
della Cina, quando non poteva corrispondere in alcun modo al vero, sconvolto
com’era il paese dall’invasione giapponese prima, poi dalla guerra civile.
Per fare un esempio, abbiamo visto di recente Fu Manchu’s Vegeance, regia di Jeremy Summers,
un film del 1967 in cui si manifestano chiaramente le caratteristiche evidenziate da Frayling: la personalità crudele,
sadica, di Fu Manchu, il senso del mistero e del magico, abilità occultistiche
e ipnotistiche, l’uso negativo del potere. Diciamo una stereotipizzazione negativa
diretta, non edulcorata da obliquità e mediazioni, e avventure da fumetto. A dire il vero, forse prima ancora che colmo di pregiudizi, semplicemente sciocco.
In alternativa a Fu Manchu, per quanto ancora impersonato
da un attore occidentale, Frayling pone, nella cultura popolare, i film con
protagonista il detective Charlie Chan, per esempio L’artiglio giallo, diretto da James Tinling nel 1935, in cui il
personaggio del poliziotto che si immagina cinoamericano è ancora
caratterizzato da cliché, ma è dalla parte della legge e il film dimostra simpatia
verso i cinesi statunitensi.
[Roberto Bertoni]