1959.
Pubblicazione parziale in Occidente 1980; completa nell’URSS 1988. Traduzione
italiana di Claudia Zonghetti, Milano, Adelphi, 2008
Il romanzo ruota attorno alle vicende della battaglia di
Stalingrado (1942-1943), che vide la sconfitta delle forze hitleriane d’invasione
dell’Unione Sovietica e di fatto rovesciò le sorti della II guerra mondiale sul
fronte occidentale.
La narrazione è frammentaria e segue un vasto gruppo di
personaggi che si riducono nell’ultima parte. Più che tolstojano, in tal senso,
anzi distante dalla maggiore linearità del capolavoro dell’Ottocento russo, e
meno coinvolto con gli sviluppi autonomi dei singoli individui, si tratta
nondimeno di un romanzo corale, che si muove su alcune linee ideologiche
ripetute e in parte intrecciate.
La guerra, naturalmente, ne costituisce parte essenziale.
La condanna del totalitarismo hitleriano è ben marcata. Del nazismo viene
indicata, come proprio nell’epoca (basterebbe pensare, da noi, a Vittorini e
Pavese) la separazione tra umanità e no: “Uomo e nazismo non possono convivere.
Se vince il nazismo, l’uomo smetterà di esistere” (p. 86). Chiara la denuncia
dello sterminio degli ebrei. Messo in rilievo il totalitarismo staliniano: “Per
mille anni in Russia avevano imperato l’autocrazia e l’assolutismo, zar e
favoriti. E ciò nonostante in mille anni di storia non si era mai visto un
potere come quello di Stalin” (p. 733). Evidenziati i metodi del sospetto e
della denuncia oltre che della propaganda, che manipola la stampa, rivaluta ora
Tolstoj, ora Majakovskij a seconda dell’opportunità politica (p. 265) e premia
o condanna in base alle necessità del momento, come si nota in due personaggi
esemplari: lo scienziato Strum, che ritiene di essere ormai spacciato agli
occhi del regime e riceve invece una telefonata di approvazione da Stalin in
persona per il suo lavoro, e il commissario politico Krymov, costretto a
confessare un tradimento non perpetrato.
Non assenti, si capisce, le vicende personali, in
particolare i rapporti familiari tra alcuni personaggi che legano varie
famiglie e fanno capo soprattutto a due sorelle: Eugenia e Ludmilla.
[Roberto Bertoni]