Sottotitolo:
Psicopatologia della politica italiana. Roma, Minimum Fax, 2013
Vari aspetti della configurazione sociopolitica contemporanea
vengono affrontati in questa intervista con Recalcati a cura di Christian
Raimo.
Lo psicanalista torna sui suoi studi sull’anoressia e la
bulimia, che vede come riflessi dei “grandi miti su cui si sostiene il discorso
capitalista” (p. 15): l’anoressia mette in rilievo l’ossessione dell’immagine,
legata al narcisismo; e la bulimia la tendenza ad assorbire, al “godimento
immediato” e alla “dissipazione illimitata” (p. 16), allegoria e conseguenza del
consumismo.
Recalcati rivede le interpretazioni dell’odio in quanto “narcisismo
estroflesso” (p. 29) ed esteriorizzazione verso l’Altro di pulsioni soggettive:
“l’odio può anche sorgere dalla frustrazione sociale, dalla precarietà sociale.
Ma il fondamento dell’odio [è …] innanzitutto lo specchio”, il “rapporto che
noi abbiamo con la nostra immagine ideale” (p. 37).
Il fenomeno Grillo è motivato “da un fantasma di purezza
che troviamo al centro della vita psicologica degli adolescenti” (p. 51), un “fantasma”
che sta alla base di molte ideologie totalitarie, compreso il berlusconismo.
Di Berlusconi, Recalcati sostiene che ottenne il potere
mostrandosi “com’è nella realtà”, utilizzando proprio la “dimensione pulsionale
dell’eccesso”, creando così meccanismi d’identificazione tra chi lo votava,
cioè un consenso ottenuto non “nonostante
i suoi comportamenti estremisti, ma grazie
ai suoi comportamenti estremisti” (p. 57).
Manifestazione del narcisismo contemporaneo è la
difficoltà, propria di Berlusconi ma anche di altri politici, a “uscire di
scena, saper tramontare”, ovvero “la saggezza più grande”, basata sulla “capacità
di non credere troppo al proprio Io, a quell’Io che crediamo di essere” (p. 59).
Ciò che al contrario si rivela riproponendosi anche nel declino è “l’impossibilità
di esistere senza occupare la scena del mondo come protagonista” (p. 60).
In breve il berlusconismo è una nuova forma di
totalitarismo, fondata sulla “tirannide egoica” (p. 66).
[Roberto Bertoni]