Milano,
Garzanti, 2012 (Edizione Kindle)
Più ancora del presupposto di base del libro, cioè
che nemico della democrazia, prima che le minacce esterne, anch’esse esistenti,
sia quanto pertiene a certi suoi meccanismi interni (“ideologie, movimenti o
macchinazioni che affermano di difenderne i valori”), ci è parso interessante
il riscontro delle origini di un dibattito su volontà personale e collettiva
nella diatriba tra agostiniani e pelagiani sul “salvarsi da sé”, facendo
assegnamento, secondo Pelagio, sulle proprie forze, dunque con limitazioni all’intervento
divino e tramite la sottomissione del comportamento umano alla volontà, con “controllo
sulle pulsioni inconsce”, in contrapposizione all’idea di Agostino che “la
forza proviene dalla fede, non dalla volontà o dalla ragione” e che “non
bisogna contare sulla libertà umana per essere salvati, ma sulla grazia divina”.
Da queste origini, Todorov traccia una storia di
eteronomia, o “legge esterna” e autonomia, o “la legge che ognuno s’impone da
sé”. Se nella base della modernità che è l’Illuminismo, l’autonomia prevale, è
pur vero che ci sono accentuazioni diverse nei vari pensatori: “né Montesquieu
né Russeau”, in qualche modo in consonanza con Agostino, pensano che l’uomo
possa essere interamente conosciuto dalla ragione e sottomesso alla volontà”,
mentre in Codorcet, più in sintonia con Pelagio, “si trova un ottimismo della
volontà”.
È dal 1789 che Todorov data il messianesimo
moderno, distinguendolo in varie fasi e modalità, tra le quali, agli opposti
politici, il liberalismo e il comunismo.
Il pericolo interno alla democrazia di oggi, cui
si riferisce Todorov, è “la presenza di una forma di dismisura”, che ha dato
origine al populismo, opposto alla “moderazione” e alla “temperanza”, creando una
situazione in cui “la libertà diviene tirannide”:
“Oggi, nel mondo occidentale, una delle principali
minacce che incombono sulla democrazia non proviene da un’espansione smisurata
della collettività, consiste piuttosto in un aumento di potere senza precedenti
di alcuni individui. I quali mettono così in pericolo il benessere della
società nel suo complesso”.
Frattanto “l’economia, ormai globale, non è più
sottomessa al controllo politico degli stati, al contrario, sono gli stati al
suo servizio”
Il rimedio sarebbe tornare alla concezione
dinamica della democrazia in cui prevalessero “potere del popolo, fiducia nel
progresso, libertà individuali, economia di mercato, diritti naturali,
sacralizzazione dell’umano”.
[Roberto Bertoni]