[Mistery behind the doors? (Nara 2013). Foto Rb]
Kawakami Iromi,
“Mogera Wogura”.
In Speculative Japan:
Outstanding Tales of Science Fiction and Fantasy, ed. G. van Troyer and G.
Favis, Fukuoka, Kurodahan Press, 2007, pp. 235-252
Avevamo recensito su Carte Allineate un romanzo di Kawakami: Strange Weather in Tokyio. L’autrice aveva iniziato la propria carriera con racconti di
fantascienza. Il titolo di quello qui presentato si riferisce a una specie
animale: un tipo di talpa che ha il proprio habitat nell’Asia Orientale.
“Mogera Wogura” insiste, con ironia e leggerezza,
che mascherano la drammaticità, sulla differenza e la relatività delle
prospettive dei conformisti e dei diversi, tramite una narrazione in prima
persona in cui la talpa, kafkianamente, descrive il mondo dal proprio punto di
vista: i canali sotterranei che adopera uscendo dalla metro per andare a casa
dalla moglie; le interrogazioni occasionali degli umani con cui lavora, stupiti
un che dall’apparenza di quest’essere che prendono in castagna scoprendolo non
umano; ma anche l’inquietante tenere, da parte degli animali, in stato di
prigionia vari esseri umani, con inversione dell’ingabbiamento degli animali da
parte degli umani nella realtà.
L’introduzione all’antologia in cui si colloca il
racconto di Kawakami è piuttosto utile per accostarsi alle tendenze della
fantascienza giapponese (ma nel caso di “Mogera Wogura” sarebbe piuttosto il
caso di parlare di fantastico). Vengono, a ogni buon conto, individuate varie
fasi, seguendo lo schema proposto da Yamano Kōichi: gli inizi a partire dal
Rinnovamento Meiji (1866-1869), con importazione di opere straniere e loro
imitazione; una seconda fase di adattamento e acquisizione; infine la creazione
di opere originali autoctone, queste ultime con molte diramazioni tematiche, ma
soprattutto quelle, non sorprendenti se si pensa alla storia e allo sviluppo
post-bellico del Giappone, nucleari-ambientali, cibernetiche e aperte a nuove
modalità di esistenza.
Questo, per lo meno, nel campo della narrativa. Va
considerato, come nota giustamente Gene von Troyer nell’Introduzione al volume,
che la fantascienza giapponese include anche un terreno globalizzato che ha
contribuito a creare e che si riversa sui rapporti di modellizzazione
influendovi a livello tematico e stilistico: si tratta della profusione di
fumetti, film di animazione, giochi elettronici che hanno la fantascienza a
spunto o a motivo centrale, tanto che oggi si potrà parlare non tanto in
termini nazionali o di differenze culturali quanto di ciò che ovunque è
“coincidentally similar and globally shared” (p. 15).
[Roberto Bertoni]