In: The City of the Sun by Brother Thomas Campanella, Translated by
A.M. Elliott and R. Millner, Londra e West Nyack, The Journeyman Press, 1981, pp. 1-13
Morton mette in rilievo come, da un
lato, La città del Sole costruisce un
universo ideale modellato sulle città-stato italiane, ma dall’altro Campanella,
contraddittoriamente, in opere successive, rivendica un governo mondiale
affidandolo prima alla monarchia spagnola e poi a quella francese se rigenerate
e riformate.
Egualmente in rilievo è la vicenda
politica dell’autore: l’incarcerazione per eresia nel 1591 e 1596-1597, quindi
la lunga prigiona tra il 1599 e il 1626 nella mani dell’Inquisizione, ma
soprattutto per congiura antispagnola con lo scopo di mettere in pratica gli
ideali esposti nella Città del Sole.
Morton evidenzia il concetto campanelliano
che “all would be well in the state if the wiser could govern” (p. 6) e la
conseguente ricerca della felicità sociale, creando collegamenti tra tale
aspirazione in Tommaso Moro e in Campanella anche in relazione all’abolizione
della proprietà privata. Quest’ultimo, tuttavia, mettendo in pratica i propri
progetti, era destinato a subire una delusione cocente.
Vengono prese le distanze dalla
fiducia di Campanella nell’astrologia, ma viene attribuito all’autore italiano
il merito di andare oltre gli altri utopisti in materia di eugenetica.
In conclusione “Campanella’s City of the Sun was both a criticism of
existing society and the presentation of an ideal”: ammirevoli l’abolizione
della povertà, l’utilizzo della scienza al servizio del popolo, l’istruzione frammista
all’etica; allarmanti la “regimentation”, la “lack of privacy” e un “utilitarian
approach to sexual relations” (p. 11).
[Roberto Bertoni]