07/03/15

Ursula Le Guin, A WIZARD OF EARTHSEA


[Earth and sea... (Old Head 2015). Foto Rb]


Ursula Le Guin, A wizard of Earthsea. Prima edizione 1968. Londra, Penguin, 1993

Ormai giudicato come un classico [1], il primo volume della serie di Earthsea, in parte derivante da consapevolezza antropologica (anche per ragioni biografiche, in quanto la professione del padre dell’autrice era quella di etnologo e Le Guin medesima ascrive al suo influsso un aspetto del proprio mondo creativo [2]), in parte dalla radice fiabesca universale, in parte per vari elementi dall’archetipo del fantasy, e origine di ulteriori sviluppi intertestuali (più celebre di altri, forse, Harry Potter, che riprende tra l’altro la scuola di magia presente in Le Guin), si presenta come un testo ben scritto, composto in un inglese elegante e intenzionalmente antiquato, con una storia avvincente e rivolta a un pubblico giovanile ma in grado di coinvolgere anche il fandom e la critica letteraria adulta.

L’intreccio è intricato, centrato sulla figura di Ged, il ragazzo che si scopre poteri straordinari quasi per caso, viene avviato alla scuola di magia, si oppone in un litigio al suo avversario ed evoca per errore e per fatalità un’ombra (shadow) dal mondo dei defunti, ne viene perseguitato, affronta prove di eroismo combattendo un drago e prove di resistenza alla tentazione respingendo il contatto con la pietra che lo condurrebbe alla perdizione, infine combatte, con l’aiuto di un amico, l’ombra per scoprire che è parte di sé e vi si deve ricongiungere dominandone gli aspetti negativi [3].

Abbiamo raccontato così il romanzo per mettere in evidenza come il suo contenuto corrisponda allo schema tradizionale del ciclo eroico, come è stato descritto da Joseph Campbell: “A hero ventures forth from the natural world of common day into a region of supernatural wonder: fabulous forces are there encountered and a decisive victory is won: the hero comes back from this mysterious adventure with the power to bestow boons on his fellow man” [4]. Tale impresa si dipana in fasi, di cui le principali sono la partenza, l’iniziazione e il ritorno, con varianti tra cui, presente in Le Guin, l’esclusione e la prova magica (che sono, tra l’altro, funzioni fiabesche individuale da Propp [5]).

Allo stesso tempo, per l’incontro con l’ombra, è ben marcato l’assunto junghiano, proprio perché nella psicologia analitica l’archetipo dell’Ombra rappresenta la componente oscura, quanto dell’inconscio non è del tutto noto alla coscienza e naturalmente gli aspetti relativi a ciò che, a seconda del campo cognitivo utilizzato, si può definire come il male, la negatività, la deriva schizofrenica, e così di seguito. Il ricongiungimento tra le due componenti, come nel Visconte dimezzato di Italo Calvino, è un atto di raggiungimento dell’interezza del Sé nel processo di identificazione.

Tanti gli altri spunti su cui ci si potrebbe soffermare: dalla lotta col drago, assoggettato al giuramento di non ferire; alla geografia fantastica; alle descrizione di una società a tempo storico indeterminato, ma in qualche modo corrispondente al mondo antico e, per onomastica, appartenente al mondo delle saghe nordiche.

Ci ha colpito, in particolare, l’uso esoterico della nominazione. Il nome vero dei protagonisti, tanto umani quanto fantastici, se pronunciato, crea un rapporto di identificazione profonda del Sé: può essere utilizzato dai maghi per far danno, dagli amanti per riconoscersi, dal bene per vincere sul male.


[Roberto Bertoni]


[1] Cfr., per esempio, Armanda Craig (2003).
[2] Cfr. l’intervista in pubblico su You Tube (2013).
[3] Per un riassunto dettagliato, cfr. Wikipedia.
[4] Joseph Campbell (1949), The Hero with a Thousand Faces, Londra, Paladin, 1988, p. 30.
[5] Cfr. Vladimir Propp (1928), Morfologia della fiaba, Torino, Einaudi, 2000.