03/03/15

Luigi Malerba, LE ROSE IMPERIALI


Prima edizione 1974. Milano, Mondadori, 1998


Secondo Alfredo Giuliani, Le rose imperiali, scritto in “una lingua e semplicità che […] bisogna chiamare classiche”, è uno dei libri “più profondi” di Malerba [1].

Le storie di questo volume prendono in parte spunto dalla Cina storica, più precisamente dall’Imperatore Shi Huangdi (250-210 a.C.), che unificò il paese dopo l’epoca delle guerre tra Stati, fondò la dinastia Qin, confutò il Confucianesimo perché lo riteneva opposto alla supremazia totale dellautorità politica, distrusse testi, punì con severità, introdusse riforme politiche e scientifiche.

Del pari non assente è il riferimento a modalità geografiche e sociali che riflettono la Cina reale.

In più larga parte, tuttavia, i racconti delle Rose imperiali prendono origine da un intento parodico e di origine favolistica a sfondo ironico e rappresentativo di un interesse autentico per la Cina.

Cadono teste con una certa facilità, ad allegorizzare il potere assoluto e le convoluzioni di chi vi è sottoposto per sopravvivere e obbedire, ricorrendo ove possibile al trucco e alla lusinga.

L’ottica dell’iperbole e del paradosso evidenziano l’ingegnosità umana e rivendicano spazio alla fantasia, con la pervicacia di simili operazioni compiute da Rodari e la leggerezza propria anche di Calvino. Le città di vento triangolari create da un architetto geniale, per esempio. O le gare tra soffiatori di bolle di sapone come in un circo e con scopi di allegoria dei progetti inutili eppure pericolosi (non comunque collocabili nella Cina di quel periodo dove il sapone non c’era; il gioco storico di Malerba è nell’attribuzione, autenticante ma falsa, della registrazione scritta di questa attività a Sima Qian, che nella realtà fu storiografo nella successiva dinastia Han e riferì le vicende della vita e del periodo storico del Primo Imperatore dalla conquista alle imprese di pace, al progetto di Stato totalitario e alla ricerca dell'immortalità con mezzi alchemici, le pozioni di mercurio, che lo condussero alla pazzia e alla morte, contingenze ad alcune delle quali allude la raccolta di Malerba).

Parodica è la citazione ricostruita. Attribuiti, così, all’Egemone di Chu (realmente vissuto col nome di Xiang Ji) aforismi misteriosi usati per primeggiare nel contrasto diplomatico nei confronti dell’avversario che lo sconfisse tuttavia con la forza delle armi.


[Roberto Bertoni]




[1] A. Giuliani, Autunno del Novecento, Milano, Feltrinelli, 1984, p. 131.