Londra, Verso,
2010
Frutto di idee sviluppate
sin dagli anni Settanta, la concezione dell’utopia possibile elaborata in
questo volume si orienta principalmente in direzione di una contestazione del
capitalismo inteso come strategia di sfruttamento, superabile, secondo Wright, attraverso
l’attuazione concreta della democrazia, sempre che essa si interpreti alla pari
di un progetto radicale di uguaglianza, o meglio come “egalitarian visions of
an alternative world”.
Ciò nell’ambito di quanto l’autore definisce una “emancipatory
social science”, in cui “the word emancipatory
identifies a central moral purpose in the production of knowledge – the elimination
of oppression and the creation of the conditions for human flourishing” (p. 10).
Sono pertanto necessarie
sia la giustizia sociale, intesa come accesso a uguali opportunità, sia quella
politica: entrambe se in grado non di restare lettera morta, ma di produrre
reali trasformazioni.
In parte, l’analisi dei
limiti del capitalismo coincide con l’analisi marxista: sistema di sfruttamento
tale da limitare la democrazia, con la divisione in classi che perpetua forme
di sofferenza umana, provoca un “deficit” di libertà e autonomia individuali
(p. 50), spinge inevitabilmente verso il consumismo, provoca danni ambientali, consente
l’insorgere di militarismo e imperialismo.
Del marxismo viene tuttavia
criticata la teoria della traiettoria storica che vede la rottura del sistema e
la violenza come quasi inevitabili, oltre al fallimento delle manifestazioni
concretamente attuatesi. Al loro posto viene affermata la possibilità di
cominciare a influire sulla realtà tramite forme alternative di “social power”,
un termine con cui si indica “the capacity to mobilize people for voluntary
collective actions of various sorts” (p. 113).
L’utopia “reale” si
fonda su tre criteri principali: 1. “institutional designs are desirable in terms of radical democratic egalitarian emancipatory ideals”;
2. “they constitute viable alternatives to existing arrangements”; 3. “they contribute
to […] social empowerment” (p. 150).
Le modalità della
democrazia utilizzabili nelle utopie reali sono tutte e tre le possibilità
della democrazia diretta, rappresentativa e associativa, accentuandone le strutture
partecipative. Tra gli esempi esistenti, si notano la conduzione del comune di
Porto Alegre in Brasile (pp. 155-167) e Wikipedia
(pp. 194-203).
[Roberto Bertoni]