11/03/15

Eric Olin Wright, ENVISIONING REAL UTOPIAS


Londra, Verso, 2010


Frutto di idee sviluppate sin dagli anni Settanta, la concezione dell’utopia possibile elaborata in questo volume si orienta principalmente in direzione di una contestazione del capitalismo inteso come strategia di sfruttamento, superabile, secondo Wright, attraverso l’attuazione concreta della democrazia, sempre che essa si interpreti alla pari di un progetto radicale di uguaglianza, o meglio come “egalitarian visions of an alternative world”.

Ciò nell’ambito di quanto l’autore definisce una “emancipatory social science”, in cui “the word emancipatory identifies a central moral purpose in the production of knowledge – the elimination of oppression and the creation of the conditions for human flourishing” (p. 10).

Sono pertanto necessarie sia la giustizia sociale, intesa come accesso a uguali opportunità, sia quella politica: entrambe se in grado non di restare lettera morta, ma di produrre reali trasformazioni.

In parte, l’analisi dei limiti del capitalismo coincide con l’analisi marxista: sistema di sfruttamento tale da limitare la democrazia, con la divisione in classi che perpetua forme di sofferenza umana, provoca un “deficit” di libertà e autonomia individuali (p. 50), spinge inevitabilmente verso il consumismo, provoca danni ambientali, consente l’insorgere di militarismo e imperialismo.

Del marxismo viene tuttavia criticata la teoria della traiettoria storica che vede la rottura del sistema e la violenza come quasi inevitabili, oltre al fallimento delle manifestazioni concretamente attuatesi. Al loro posto viene affermata la possibilità di cominciare a influire sulla realtà tramite forme alternative di “social power”, un termine con cui si indica “the capacity to mobilize people for voluntary collective actions of various sorts” (p. 113).

L’utopia “reale” si fonda su tre criteri principali: 1. “institutional designs are desirable in terms of radical democratic egalitarian emancipatory ideals”; 2. “they constitute viable alternatives to existing arrangements”; 3. “they contribute to […] social empowerment” (p. 150).

Le modalità della democrazia utilizzabili nelle utopie reali sono tutte e tre le possibilità della democrazia diretta, rappresentativa e associativa, accentuandone le strutture partecipative. Tra gli esempi esistenti, si notano la conduzione del comune di Porto Alegre in Brasile (pp. 155-167) e Wikipedia (pp. 194-203).


[Roberto Bertoni]