[The kiss (Belleville 2014). Foto Rb]
Wang Chao, Luxury Car. Cina
2006. Con He Huang, Li Li, Li Yiqing, Tian Yuan, Wu Youcai
Ci ha interessato questo film per due ragioni
principali: l’umanità non melliflua con cui si accosta alle storie di vita e lo
stile in presa diretta non dissimile dal neorealismo.
In una Cina di disparità sociali accentuate, tra
campagna impoverita e città più prospera e tra individui che si sono arricchiti
anche con mezzi illeciti e ceti popolari residenti in quartieri diseredati e ridotti
in povertà, Li Qiming, un insegnante confinato in provincia da molti anni, inizialmente
per ragioni politiche, in seguito per accudire la famiglia, si reca in città, a
Wuhan, in cerca del figlio che non dà notizie di sé, ma che la madre vuole
salutare prima di morire di una grave malattia.
Qiming va a stare con la figlia Yanhong, ufficialmente
inserviente di un karaoke, ma in
realtà escort nel medesimo locale e
amante del proprietario He Ge, che l’ha, si intuisce, convogliata verso quella
situazione. Qiming si rende conto solo gradualmente della professione della
figlia e, pur rattristato, non la critica, cerca di mantenere buoni rapporti. Fa
amicizia con Yiqing, un poliziotto, che lo mette sulle tracce del figlio
scomparso, pur senza riuscire a trovarlo.
L’intreccio lentamente si complica ed entra in
gioco la casualità (o più propriamente il destino?): il figlio di Qiming era
morto in un’azione criminosa commissionata da He Ge, che se ne rende conto con
raccapriccio, confessandolo a Yanhong. Frattanto Yiqing viene ucciso da He Ge
perché l’ha riconosciuto come colpevole di reati commessi anni addietro. A sua
volta He Ge viene ucciso per vendetta, per aver fatto malmenare un cliente del karaoke
che aveva molestato Yanhong e lascia alla ragazza un assegno copioso, che le
permette di tornare in campagna dalla famiglia, dove, morta la madre, darà alla
luce un figlio avuto da He Ge.
L’elemento melodrammatico, svolto in parte con
sottotoni di naturalezza priva di sensi di colpa nei personaggi versati a
perpetrare delitti, rispecchia il gusto asiatico per il passionale e il
tenebroso, nondimeno resta su un paino di credibilità realistica in un’unione
paradossale di opposti.
L’umanità consiste nella tessitura delle biografie
dei personaggi e dell’intreccio dei loro sentimenti reciproci, condotta con
empatia e affidata alle azioni, alle inquadratura degli ambienti intesi come
correlativo oggettivo, alla naturalezza dei gesti quotidiani nell'ambito di un fato
che incombe e risulta più straordinario che ordinario, più innaturale che naturale,
ma che i protagonisti sono costretti ad accettare, cercando di barcamenarsi con
un vissuto difficile e di tirare avanti in una Cina complessa.
[Roberto Bertoni]