Milano,
Mondadori, 2006
La prima moglie di Nerone, Ottavia, prima
ripudiata ed esiliata col pretesto di un’accusa falsa di adulterio, poi fatta
uccidere, fu, secondo Tacito, vittima innocente delle congiure ordite dal
marito e da Poppea, la donna destinata a diventare la seconda moglie:
“[…] Per Ottavia […] il giorno delle nozze
era equivalso a un funerale, perché condotta in una casa dove non trovò che
pianto; s’era visto strappare, col veleno, il padre e, subito dopo, il fratello;
poi c’era stata una serva più potente della padrona e quindi Poppea, sposata a
Nerone solo per la rovina di lei, sua vera moglie; infine quell’accusa più
terribile di ogni morte […]. Stretta in catene, le tagliano le vene […]. Il
tutto corredato da un gesto di crudeltà più atroce, perché Poppea poté vedere
la sua testa mozzata e fattale giungere a Roma” [1]
La materia scabrosa del periodo imperiale di
Nerone, costellata di atti istrionici, trame, delitti, magniloquenza, lusso,
lussuria, si presta, com’è avvenuto, sia alla ricostruzione con intenzione di
mantenere i fatti, accompagnati dal giudizio dello storico, che troviamo,
seppure in diverse maniere, rappresentata fin dall’antichità, in Tacito,
appunto, e in Svetonio tra gli altri; quanto anche al rifacimento drammatico e
in parte fantasioso.
Si potranno citare le opere L’incoronazione di Poppea (1642) di
Monteverdi e Agrippina (1685) di Handel e, correndo verso il Novecento e il
secolo in corso, i revival
cinematografici.
Tra le versioni per il cinema, è del 1914 Agrippina e Nerone (regia di Mario Caserini), film altamente melodrammatico e solo in
parte fedele al racconto degli storici romani antichi.
Più noto di altri il brano dell’incendio di
Roma e l’accusa di averlo perpetrato ai cristiani nel film del 1951 Quo Vadis (regia di Mervyn Le Roi), che
riprende in parte la narrativa di Tacito e presenta, accentuato, un Nerone
lascivo e nevrotico.
Rome, la serie televisiva inglese del 2005-2007, si avvale, come sottolinea il cursore dei
titoli di testa, della collaborazione di storici e si fonda sulla lettura dei
classici: presenta un’attualizzazione psicologizzante, con un Nerone isterico e
crudele, ma mette in rilievo la gamma machiavellica del potere trasparente e
occulto della società di corte.
L’angolazione del libro di Madeo su Ottavia è
in parte consono ai criteri che hanno ispirato la versione britannica, di
citazione delle fonti antiche, ma espande la figura della prima moglie e ne fa
la protagonista del racconto, mostrando la sua soggettività attraverso i flussi
di pensiero narrati in terza persona con discorso indiretto libero, come pure per mezzo
dei riferimenti ai supposti stati mentali degli altri personaggi. Ne risulta un
quadro femminista più che una rappresentazione obiettiva; ed è così che si compie l’attualizzazione modernizzante, in un linguaggio più proprio del neostandard che
dell’antichità.
[Roberto Bertoni]
[1] Tacito, Annales, XIV.63-64 [L’edizione Kindle,
da cui è tratta la citazione, non riporta il nome del traduttore].