15/09/13

Yu Min, HEAVENLY SWORD AND DRAGON SABER

Serie televisiva. Cina, 2009. Tratta dal romanzo di Louis Cha (1961). Con Ady An, He Zhuoyan, Liu Jing, Liu Shi Shi, Lu Chen, Shi Lei, Zhang Meng.


Siamo intervenuti un paio di volte sugli sceneggiati tratti dai romanzi wuxia di Cha. Anche questa versione del 2009 non delude per spettacolarità, perizia dei praticanti di arti marziali e recitazione di buona qualità. Come già in precedenti occasioni, la nostra preferenza personale va più alla base storica fantasizzata, con personaggi storici realmente esistiti in alternanza a episodi e figure d’invenzione, nonch alle vicende dei personaggi e ai combattimenti basati su abilità fisiche reali, piuttosto che agli effetti speciali, in quanto questi ultimi, se incrementano il fiabesco con personaggi che volano e imprese mirabolanti, detraggono dall’illusione di realtà.

L’elemento che fa da pretesto per lo sviluppo dell’intreccio, questa volta, è l’insieme di armi del titolo, contenente il segreto di un’arte marziale particolarmente efficace e, se usata in negativo, in grado di diventare letale ed essere utilizzata in funzione anticavalleresca, distorcendo così l’uso corretto delle tecniche atte invece a preservare la vita tramite l’autodifesa e il soccorso dei deboli.

La storia ruota attorno all’eroe Wujii, percorrendone la biografia da bambino in poi e mettendo in rilievo i vari elementi che lo portano a diventare un giusto che sa destrarsi con equilibrio nelle avversità e condurre con misura le varie sette marziali cinesi, spingendole a unirsi, anziché a separarsi, in funzione anche nazionalista antimongola.

La vita amorosa del protagonista svolge un ruolo essenziale, in quanto le quattro donne che lo scelgono influiscono sul suo comportamento anche sociale, mettendo alla prova le doti di equanimità. La prediletta poco per volta diviene Min, di famiglia reale mongola, che rinuncia nel finale all'ascesa al trono per salvargli la vita e perseguire un’esistenza basata sull’autenticità del sentimento invece che sugli orpelli dello status nato dal privilegio.

La figura della fata e della strega, del resto due facce della stessa medaglia anche nella fiaba occidentale, si incarnano nel personaggio di Zhiruo, che nelle ultime puntate torna alla sua più consona parte, impersonando una femminilità dolce e tradizionale che era stata sconvolta dall’attraversamento del negativo, dei confini del satanico.

La struttura psicologica dei personaggi è messa costantemente in evidenza. La complessità prevale sulla linearità. La parabola è quella di trovare nelle prove affrontate la capacità di rimanere fedeli a se stessi, individuando di volta in volta il cammino corretto da seguire in sintonia coi precettti dei maestri tanto mondani quanto religiosi.

La vicenda principale interagisce con varie imprese laterali, disegnando un quadro ampio e complesso di azioni, percorsi geografici, atteggiamenti politici.

Sontuoso e filologico il décor, con interni d’epoca, costumi colorati, paesaggi, case, templi, regge.


[Roberto Bertoni]