11/09/13

Marina Pizzi, SOQQUADRI DEL PANE VIETO (2010-11, strofe 72-76)

72.

le tabelle del globo quando da piccola
sconfinava l’aureola del dubbio
con la finzione nativa del gioco.
le eresie delle nuvolaglie angelicavano
la grandine per porre angeli
dove il gatto nel sacco piangeva
e la vanga forsennava sulla terra.
nel buio di colonne senza chiesa
si versava la gimcana del basto
la salute giuliva della storia.
in mano alle rondini campestri
dirigeva il treno nodi mollicci
e cipressi nani. era l’inferno
del plurimo blasfemo dell’autista
stralunato sulla rotta. qui si sta
bambini eroi finiti senza cerchi
di zattere felici. il moribondo chiodato
dava segni di darsene velenose.
si chiuda il danno per somigliare al rito
nuziale ancora amena l’altra sponda.


73.

fumo di galateo vita di compianto
crepaccio di sfinge genere minore
asfalto in ciotola non poter mangiare
che giri di molestie le faccende
in guerra col sinistro senza angeli.
nel mare che alluviona la gara apolide
slitta il diverbio della luna gaia
dove nessuno si affretta per violare
le gioie senza bàlia delle nuvole.
tracce d’occaso so del sisma
malevolo giocaccio sotto il pericolo
di arretrare le messi migliori.
in strada un avvento di campane
promette quasi un estro di conchiglie
un baratro d’amore per le oasi.
aratro di spine questo paraggio
assicurato alla fretta di sembrare
benevolo influsso di stagione
curato dalla foggia che rinuncia
al frutto procurato con fatica.


74.

dio eroso da spari di malinconia
conia verdetti di erudite giostre
stasi di comete senza luce.
variabili del caso guardarti gli occhi
la paura milite del vero
dove già squilla l’eremo votivo.
sisma di passione nascere morendo
schiavi del pane che non avrà pietà
le gioie escluse dal dado per sempre.
rimane il mare che si deforma darsena
per il dizionario degli esclusi senza patria
con il rimorso acidulo del senso.
panici del certo averti in coma
manichino del verbo senza azione
utopia del giorno d’accatto sposo.
sperianziella del ghetto togliere portoni
per far entrare postini tonici
alambicchi per l’acqua finalmente a tutti.


75.

blasfemia d’agosto la sabbia
impietosa
stolto groviglio di salsedine
dove se piangi aumenta la sete
e la mitraglia sfocia nella darsena.
meta d’intruglio saperti morente
appesa all’inguine dell’ultimo io
senno di niente ormai in piagare.
il cielo immenso ma senza avvento
insegna il soqquadro del veleno
la fuga a punta di squadrare l’eremo.
madonna d’occaso mia madre morta
tradita dalla fuga di resistere
lo stelo piccolino accanto al seno.
meringa di silenzio sperare i vinti
la cresima nuda senza senso
pronto verdetto far di fato.


76.

dialoghi cattivi finestre serrate
questi rampolli del vizio di credere
petulanze del mare forti le onde.
fato d’asta le morie del cielo
quando gareggia la malizia d’ombre
verso il restio abaco di gara.
marette contro inguini di bimbe
credono di amare le origini
i cigni dritti eretti alla pazienza.
a presto per sconfiggere i cipressi
sta questo pasto leggerissimo
marchiato con l’enigma del vitale.
tana si prenda la giostra del riso
nel sodalizio d’anima la fronte
quando qualora quest’anello s’apra
per giungere via d’esito la gioia.
sul calendario tremula la voce
d’una qualunque cicala curiosa
libera del libero cantare la rotta.


[Le strofe precedenti sono sui numeri scorsi di “Carte allineate”]