09/12/12

Lucetta Frisa, SEQUENZA DEL MISTERO


Ragazzo d’Atene
sii fedele a te stesso
e al Mistero

[Emily Dickinson]
                                                                              

1.

Per vivere ho bisogno del mistero
o ragazzo d’Atene tu soltanto
mi ascolti e parli con gli dèi seppure
morta è l’infanzia dei templi e le siringhe
non di Pan assaltano i recinti sacri 
e i rifiuti di plastica e le cicche
cantano inni osceni in un casotto.
Lasciatemi qui a piangere e a imprecare
io dei balordi sono la vestale
carriera non seppi fare né il risotto
dissipai le frecce del mio arco fui
immortale e sognavo che i sogni
si sarebbero un giorno fatti carne
grazie al capriccio di un dio balordo.


2.

Per vivere ho bisogno del mistero
i sogni mi difendono dai barbari
che sempre hanno ragione con l’arma
della storia che àltera i colori
sfumati penso a Tanizaki e all’ombra
su tazze laccate e carta opalescente
per distinguere l’Oriente e preservarlo
dalla troppa luce occidentale.
Oscilla il pipistrello rovesciato
lasciamolo dov’è alla sua saggezza
nient’altro c’è da dire alle creature
sempre al centro di sé sempre padrone
delle latitudini d’ombra e luce.
Noi, i barbari arrivati da un pezzo.


3.

Per vivere ho bisogno del mistero
occhi di un’altra specie sacre pietre
dipinte o incise nel buio delle grotte.
Scende tiepido dal polso alle caviglie
il mistero delle cerimonie
trattenuto e sfuggito al presente
perché  anch’io m’inchino ancora e tendo
braccia mani gola e canto a chi non sente
e non mi vede ora che sono ombra
che vorrei sanguinasse come un corpo
non stremato e senza più metafore.
Vorrei credere un messaggio sacro
l’imprevista invasione della luce
sul mio scuro letto addolorato.


4.

L’enigma in piena luce è l’inciampo
come all’improvviso una parola
che si ferma e non può andare oltre
e solo ci andrà un corpo schiodato
dagli organi da pulsazioni e fiato
ma sarà quella la sua scadenza
molecolare? si vede dicono
luce luce luce mentre si affonda
e chissà dove si va in quell’attimo
sarà bella quella sospensione
che non dipende da chi ha consumato
il suo calore fosforo e pensiero
bruciata male l’unica occasione
distrutto le mani col giocattolo.