09/08/12

Marina Pizzi, SOQQUADRI DEL PANE VIETO (2010-11, strofe 21-25)

 [The altar "full of flowers" (Lunigiana 2010). Foto Rb]


21.

il museo del perdere impenna le maree
così è tenuto all’ipogeo il tuo nome
quaresima la finestra che non si apre.
parente momentaneo starti a guardare
simulacro di resine il tuo gelo
dovuto alla culla che fu picchiata.
finì la pena e il rischio della ruggine
da quando da ieri ci sfiorò la giara
colma di salsedine benigna.
la grondaia della rondine fu affezionata
al mio quadretto lugubre. come si fa a
morire ogni attimo senza il quartiere
del breve velo. ogni contuso anemone
marino sfiorò lo squalo senza esplodere
la moina dolcissima corolla.


22.

mi piacerebbe perdere il detrito
del mio dolore e invece un calcolatore
implacabile mordicchia l’attrito
nella carne. alterno ridanciane aquile
con muschi teneri e licheni morbidi.
la schiera delle bambole maschili
non mi aiuta a sorridere, la paura
mi stanzia regina tenebrosa abrasa
stanza d’agonia. il velo che mi straccia
l’esistenza è una bravata da ragazzi
senza rimedio. discendo dal volgo al suolo
solo per vivere senza dio o il permesso del santo.
una birra rancida mi volteggia in gola
dove l’alunno impara che la madre è mortale
più del dubbio del tale padre. avvengo con
le creme della plebe per fingere giovinezza
o la farfalla vanessa che trovo al ciglio
miracoloso nesso di amore per i divieti
innumeri. funebri fiori con le corolle
nobili attendono di essere buttati via. miliardi
di spore non possono una vita.


23.

censore rauco perdere la vita
immacolata concezione vieta.
di te ho un’azzurra matricola di fango
morta laddove vivesti
brevetto di commiato già da piccola.
goliardia del seno quando innamorata
crollavi tra le braccia di un lui magnifico
saluto alla cometa entrambi voi.
la gioia che vociava cucciola
tramortiva di sé una balena
con l’apice dell’est che era l’anello
non maturando per nessun agguato.
moriste a distanza di un mese
il crepacuore atavico degli amanti
quando crepare è raggiungervi.
ci voleva la cattiva stagione per strofinarvi
i polsi.


24.

la poesia del solo incendio
dove l’acropoli dell’anello crede in dio
e simula nei popoli la bontà
tumefatta sul collo di ruggine.
questa quartina senza senso
si aggira nei viali dell’occaso
per simulare un agguato d’amore
un rigurgito di pianto d’elemosina.
aggiungo che così non c’è girandola
per far impazzire il gatto,
sotto controllo il razzo del vento
la scimmiesca ilarità del sole.
ieri ho avuto la perennità dell’acqua
per lavarmi la faccia
il cigolio del bavero contro il vento
per godermi la frottola dell’indice.
qui sommessamente l’altare è colmo
di fiori per la messa esponenziale al cielo.


25.

l’agguato sulla fronte
quando vederti è scialbo
bosco di animule cortesi
sillabario anche
nel credulo alambicco della favola.
dolo di sabbia il credo degli occhi
quando s’impone la fugace via
di perdere la vita. anemia del mare
questa realtà zoppa restia all’audace
celibe comunque con le nuvole.
nel vuoto che troneggia ciuffi di cardi
la malia è vedova di sé
burattino d’elemosina soltanto.
veste d’addobbo etnia del male
questo crocicchio di rovi vilissimi
dove la nenia ricompone l’alba
flebile la luce d’ombra.
baci del pane la liturgia del secolo
dove si ammalia la regina d’arpe
nella frenetica giuria del tempo.


Le strofe precedenti di SOQQUADRI DEL PANE VIETO sono uscite sui numeri di marzo, aprile, maggio 2012 di "Carte allineate".