21/04/12

Yoon In-Jin, MULTICULTURAL MINORITY GROUPS AND MULTICULTURAL COEXISTENCE IN KOREAN SOCIETY


[At a bus stop (Seoul, 2012). Foto Rb]


“Korea Observer”, XLI.4, 2010, pp. 517-57

L’articolo mette in rilievo in primo luogo i cambiamenti demografici della Corea contemporanea, in cui si è assistito a un significativo calo demografico, con passaggio dal tasso di natalità del 4,5 nel 1970 all’1,15 nel 2004; la cresita della fascia di terza età; la presenza di immigranti a partire dal 1980; il fenomeno dei matrimoni tra coreani e stranieri. I residenti stranieri in Corea, informa Yoon, erano nel 2010 1.200.000, cifra corrispondente al 2,4 della popolazione e destinata, secondo le proiezioni, a salire a 5% nel 2020 e al 9,2% nel 2050.

In funzione di queste dinamiche, si è aperto un dibattito in Corea sul multiculturalismo; e si sono introdotte misure legislative relative al permesso di soggiorno e alle infrastrutture adatte. Ciò nonostante, le inchieste hanno dimostrato che il livello di discriminazione percepito da stranieri e migranti è piuttosto elevato (il 53% circa ha risposto in tal senso in un sondaggio del 2008).

Queste reazioni, prosegue Yoon, dimostrano che il percorso da una società monoetnica a una compagine multietnica è tortuoso e lento, soprattutto se si adotta il principio che una società multietnica non è semplicemente “a place where people of different racial and ethnic backgrounds live together but also a place where people of different statuses and relationships cohabit” (p. 521).

Nell’ambito della presenza straniera, un ruolo particolare è svolto in Corea dalle minoranze multiculturali (“multicultural minority groups”, p. 522), ovvero gruppi definiti da fattori quali “race, ethnicity, nationality” e cultura piuttosto che da genere, disabilità, appartenenza regionale (p. 523).

Yoon esamina da vicino varie minoraneze: “foreign migrant workers”, “female marriage migrants”, “children of multicultural families”, “Korean Chinese”, “overseas Chinese”, “north Korean migrants”, delinenado di ciascun gruppo i dati demografici, la condizione sociale e le problematiche nei confronti della maggioranza della popolazione coreana.

La conclusione è una proposta inclusiva di abolizione di “all kinds of discrimination and social exclusion”; necessità di sostegno ai programmi educativi intesi a superare le difficioltà di apprendimento di figli nati da uno o due genitori appartenenti a culture diverse da quella coreana; soluzioni realistiche al problema dei sans papiers.

Il saggio termina dunque con queste aspirazioni democratiche e di società aperta e con l’auspicio che “cohabitation and denizenship can work as middle-range principles of multicultural coexistence before South Koreans still imbued with strong nationalism adopt universalistic postnational citizenship” (p. 550).

[Roberto Bertoni]